“Siamo più sereni rispetto a qualche tempo fa, le infezioni vanno a diminuire. Da 500 infetti al giorno con la crescita di terapie intensive ora la situazione è migliore”.
Così ha esordito l’assessore regionale alla Salute Luca Coletto durante la videoconferenza stampa di aggiornamento settimanale sullo stato dell’emergenza sanitaria. Subito dopo ha voluto ricordare la processione di Bergamo con i carri militari carichi di bare.
“Dobbiamo ricordare tutte le persone che sono mancate quest’anno a causa del coronavirus”.
Poi l’andamento della pandemia in Umbria.
“La curva epidemiologica è ancora in una fase discendente anche se molto lenta, nonostante le restrizioni, perché le varianti non ci aiutano”.
Lo ha detto Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico regionale.
“L’Umbria ha anticipato quello che sta succedendo ora a livello nazionale ed i nostri dati sono migliori grazie alle misure di tutela anticipate. L’indice di contagiosità Rt è 0,91-0,92, mentre l’incidenza è di 171 casi per 100 mila abitanti, con una analisi predittiva – ha detto Cristofori – che fa puntare ai 144 possibili da raggiungere per il primo aprile. Negli ultimi 14 giorni l’RT della provincia di Terni è sceso intorno ad 1, forse qualcosa in meno, segno che le misure adottate iniziano a produrre effetti. Ci sono aree dove le varianti sono più elevate, specie nei territori limitrofi alla Toscana, poi l’Alto Tevere, il folignate, l’assisano, la Valnerina, Terni e l’Orvietano. Rispetto alle province, negli ultimi 15 giorni abbiamo visto un balzo di quella di Terni, ma ora la curva si sta appiattendo, mentre la curva della provincia di Perugia continua a scendere”.
“Le fasce di età scolare – ha spiegato la dottoressa Carla Bietta del Nucleo epidemiologico regionale – nell’ultima settimana hanno una tendenza alla diminuzione-stabilizzazione, per la fascia 65/79 anni l’incidenza è più bassa mentre per gli ultra80enni c’è un leggero aumento con piccole oscillazioni. I ricoveri mantengono una lieve fase di riduzione anche se sono sempre consistenti mentre quelli in intensiva si sono stabilizzati sopra i 75. I decessi continuano a non diminuire: ce ne sono circa 50 ogni settimana, numero decisamente consistente. Nella terza fase epidemica, a differenza delle due precedenti, si registra nella popolazione una notevole stanchezza. Tendenzialmente gli anziani sono più spaventati mentre i giovani negano il problema Covid, si spostano di più e di conseguenza il virus circola di più, specie con le varianti. Adesso ci siamo abituati ai decessi, ai bollettini dei ricoveri e in alcuni c’è una bassa percezione più del rischio”.