Il 12 giugno si svolgerà il referendum su 5 quesiti in materia di giustizia avanzati dalla Lega e dal Partito radicale e sottoscritti da 9 consigli regionali di centro-destra.
I quesiti intendono abrogare la Legge Severino, operare una limitazione delle misure cautelari, separare le carriere della magistratura, intervenire sulla valutazione professionale dei magistrati, intervenire sulla modalità di elezione del CSM.
Un sesto quesito sulla responsabilità civile dei magistrati è stato giudicato inammissibile dalla Corte Costituzionale.
In Umbria si è costituito il comitato del “No” ai referendum.
Il Coordinamento della Democrazia Costituzionale ritiene che la finalità dei quesiti sia quello di condizionare la funzionalità e l’indipendenza della magistratura, nonché con l’abolizione della legge Severino e delle misure cautelari e interdittive anche per reati di corruzione e di finanziamento illecito, quello di ostacolare i controlli di legalità su politici e dirigenti pubblici e privati.
Il quesito sull’abrogazione della legge Severino, si legge in una nota, è particolarmente odioso perché abroga l’intera disciplina riguardante la decadenza e l’incandidabilità degli eletti condannati con sentenza definitiva a una pena superiore a due anni. Il caso Berlusconi, appunto.
Il quesito sulla custodia cautelare è riferito a tutte le misure sia coercitive che interdittive e quindi è ingannevole. Esclusi i delitti di mafia e quelli commessi con l’uso delle armi, l’effetto sarebbe quello di impedire la custodia cautelare non solo per chi ha commesso reati gravi, ma anche l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge violento o il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona vittima di atti persecutori.
Il quesito sulla divisione delle carriere tra Pubblici ministeri e giudici avrebbe l’unico effetto di allontanare il Pubblico Ministero dalla cultura della giurisdizione, schiacciandolo su un’attività di polizia. Non a caso è un antico cavallo di battaglia della destra berlusconiana.
Il quesito sulle modalità di presentazione delle candidature dei magistrati per le elezioni del Csm e quello sulla partecipazione dei membri laici (avvocati e professori universitari) alla redazione delle “pagelle” dei magistrati sono del tutto irrilevanti ai fini di un migliore funzionamento della giustizia per i cittadini.
Inoltre, ad eccezione di quello sulla Legge Severino, i quesiti mal si adattano ad essere affrontati da un referendum sia per una complessità normativa che non risponde a una semplice scelta per il si o il no, sia perché tre di loro (valutazione, CSM e carriere) sono già oggetto di modifiche all’interno della riforma della giustizia in fase di approvazione in Parlamento. Proprio l’importante significato partecipativo che riveste lo strumento referendario nel sistema democratico, dovrebbe consigliarne un uso più adeguato e coerente.
Con la Costituzione del Comitato del NO anche in Umbria, conclude la nota, intendiamo dunque contribuire a respingere i quesiti posti a referendum e fornire ai cittadini tutte le informazioni utili alla loro comprensione e a un voto consapevole.