Dopo il successo del saggio divulgativo “E venne il modo di ripensare il mondo” sulla nascita del pensiero critico, filosofico e scientifico in occidente, Franco Raimondo Barbabella torna in libreria con un nuovo volume nel quale vengono affrontati e trattati con uno stile rivolto al grande pubblico argomenti di stringente attualità.
“Nuovo vecchio mondo. Il futuro dell’Europa e dell’Occidente oltre la pandemia e la guerra di Putin”, Intermedia Edizioni, passa in rassegna alcuni dei temi intorno a quali si muove il dibattito culturale e politico dei nostri giorni, dalla cosiddetta “cancel culture” con la pretesa di riscrivere la storia adeguandola ai criteri del nuovo pensiero unico, ovvero il politicamente corretto, alla crisi della globalizzazione cosi come si è affermata a partire dagli anni Novanta, inquadrando la guerra di invasione della Russia ai danni dell’Ucraiana nel contesto di una “arrendevolezza” delle democrazie occidentali nei confronti di un antico disegno egemonico russo, ma soprattutto dell’illusione che sarebbero bastati gli scambi economici globalizzati per instaurare un ordine di pace internazionale tale da rendere superati i conflitti.
Barbabella, le cui riflessioni sono introdotte in ogni capitolo da Gabrielle Marcheggiani, prende lo spunto dall’attualità per analizzare anche l’anomalia del pacifismo italiano che dà spesso l’impressione di voler sostenere le ragioni del più forte a discapito del più debole e per passare poi in rassegna anche la figura di Alexander Dugin, ideologo e ispiratore di Vladimir Putin.
Di particolare interesse è anche la trattazione relativa alla pandemia e alle dinamiche profonde che conducono una componente non irrilevante dell’opinione pubblica a nutrire scetticismo nei confronti della scienza, alimentando un circuito di sfiducia generalizzata verso tutto ciò che viene percepito come verità ufficiale.
“Siamo entrati in un nuovo secolo e in una nuova epoca. È il mondo dell’oltre, in cui il presente cambia i paradigmi del futuro sotto i nostri occhi ed ha però un solido fondamento nella lunga storia dell’Europa e dell’Occidente -dice l’autore- così, nell’età della crisi ambientale e dell’incertezza, il faro della civiltà sono ancora le conquiste umane della libertà, della democrazia e dello stato di diritto,che hanno la loro migliore espressione nelle società occidentali. Le autocrazie delle società chiuse sono il pericolo. Le democrazie liberali delle società aperte sono la speranza di poter riscrivere il senso dell’umano, oltre le crisi attuali, oltre la pandemia e la guerra di Putin”.