Sembra davvero non avere fine la spirale di violenza e tensione che caratterizza da alcuni giorni le carceri dell’Umbria. Ed è di nuovo il carcere di Capanne a Perugia a tornare al centro delle cronache.
La notizia è diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Fabrizio Bonino, segretario nazionale SAPPE per l’Umbria, spiega che “un detenuto, napoletano di 50 anni, ha deciso nelle serata di ieri prima di lesionarsi il corpo nella sua cella del carcere e poi di aggredire i poliziotti. L’uomo ha posto in essere il gesto autolesionistico procurandosi dei tagli profondi con una lametta sulle braccia, arrivando a spargere il cancello della cella e le mura col suo sangue e distruggendo alcune suppellettili che aveva a disposizione. Prontamente, il personale di Polizia Penitenziaria di servizio ha provveduto al primo soccorso scongiurando il peggio, ma l’uomo, una volta fuori dalla cella, si è scagliato con violenza prima contro il Preposto di Polizia Penitenziaria, che rimaneva contuso, poi, mentre veniva accompagnato per le cure del caso, tentava di prendere a testate il muro. Ancora una volta, solamente grazie alla prontezza del personale di Polizia Penitenziaria operante nel Reparto, si è scongiurato il peggio, ma contiamo l’ennesimo poliziotto ferito e questo non è accettabile”.
“Questo nuovo drammatico evento critico di un detenuto, commenta il segretario generale del SAPPE Donato Capece, evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia a gestire queste situazioni di emergenza. Gli istituti di pena hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma essi rappresentano un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti.
Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso. Lo dimostrano i quotidiani eventi critici, violenti che accadono nelle carceri ed in quelle umbre in particolare. Ed è grave che ne sia aumentato il numero da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri, sottolinea Capece, preferendo detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati gli eventi critici. Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze – conclude il leader del SAPPE – e coloro che hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria dovrebbero seriamente riflettere sul loro ruolo dopo tutti questi fallimenti”.