Un nuovo episodio critico è avvenuto nella Casa di reclusione di via Roma a Orvieto, come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Spiega gli eventi Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato.
“Si è ripetuto il tentativo di introdurre in carcere ad Orvieto ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti utilizzando un pacco recapitato tramite corriere ad un detenuto. La droga, accuratamente occultata dentro porzioni di parmigiano e all’interno di un giubbino imbottito, era indirizzato a un detenuto originario del Madagascar. Ma, anche in questo caso, come la volta precedente, nonostante il poco personale in servizio, la Polizia Penitenziaria è riuscita ad impedire l’introduzione in istituto di circa un etto di hashish e di alcuni grammi di cocaina”.
L’episodio è solo l’ultimo, cronologicamente, dei ritrovamenti della Polizia Penitenziaria di Orvieto. Come precisa il leader umbro del SAPPE, infatti, “nelle settimane scorse, attraverso delicate e puntuali attività d’intelligence interne, portate avanti in completa autonomia dai colleghi orvietani, sono stati scoperti, oltre a sostanze stupefacenti, anche diversi telefoni cellulari occultati ad arte dai detenuti ed utilizzati per scopi illeciti. Droga, telefoni, continue aggressioni e umiliazioni ai danni del personale stanno portando la polizia penitenziaria di Orvieto allo stremo. Ci si attendono provvedimenti e riscontri da un’amministrazione locale e regionale che tardano ad arrivare, insieme alle risposte alle tante istanze presentate dai sindacati e mai riscontrate. Il risultato è evidente ed è sotto gli occhi di tutti: che un istituto come quello di Orvieto, considerato fino a qualche anno fa un’eccellenza, è quasi arrivato ad implodere e a procurare ferite nel corpo e nell’anima di chi ci lavora”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ricorda che in una Relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) è emerso come “continui, per il terzo anno consecutivo, il trend crescente delle morti per overdose che, con un ulteriore incremento pari a 37 unità raggiunge quota 373, con un aumento dell’11,01% rispetto all’anno 2018. In oltre la metà dei casi, la causa del decesso è da attribuire al consumo di oppiacei (169 casi all’eroina, 16 al metadone, 1 al fentanil, e 1 alla morfina). Dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti fatali per abuso di droga, sono complessivamente 25.780 i morti causati dal consumo di stupefacenti. L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, sul quale gli analisti e gli esperti delle diverse discipline dovranno continuare ad interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio”.
Capece ricorda infine che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.