Se ne è andato in silenzio, verrebbe da dire con eleganza, prima del nuovo anno: Franco Marini, appena ottantenne, è morto il giorno che chiudeva un anno, quasi rispettoso dei conti, lui che era un impiegato della cosa pubblica di grande valore e che coi conti ci aveva sempre avuto a che fare.
Se ne è andato un dirigente capace e disinteressato, aggettivi che non vengono quasi mai spesi insieme per chi amministra. E’ stato, insieme ad un altro dirigente integerrimo, il “salvatore” dell’Istituto Beata Lucia, negli Anni Ottanta preso di mira dalle rapaci mani della Cassa di Risparmio di Terni, che l’avrebbe spezzettato portando in dote ad aziende private il cospicuo tesoretto immobiliare e fondiario.
Lui, Franco Marini, impose delle regole che non era facile digerire, ma che alla fine portarono a riconsegnare un bene, tornato senza debiti, a produrre reddito. Franco Marini amministrò a lungo quell’Ente, sino a quando ce la fece, sino a quando gli inconvenienti fisici non glielo impedirono. Contemporaneamente faceva anche il dirigente in Comune, dopo aver fatto pure l’assessore in quello di Montebuono, dove era nato. Tra l’altro amministrò per il Partito Socialista di allora, anche l’Ospedale di Narni, trasformandolo in maniera radicale, per portare quella specie di lazzaretto che gli era stato affidato ad una modernità anche edilizia oltrechè funzionale.