Il figlio della sora Camilla tutti lo vogliono ma nessuno lo piglia. Vabbè, questo vale in generale, ma quando si tratta di politica e – soprattutto – di elezioni tutti gli schemi sono destinati a saltare. A Terni, nell’ambito della sinistra, il figlio della sora Camilla si chiama Terni Valley, un’associazione di giovani (e qualche ex giovane)che sembra sia stata individuata come punto focale in un quadro, per la verità, dalla prospettiva piuttosto sbalestrata. C’è chi li definisce i “grillini del Pd”, ma al momento, in ogni caso, Terni Valley è in gran spolvero. Ai suoi rappresentanti hanno chiesto incontri il Pd “governativo”, quello dell’opposizione, la frangia “semigovernativa” (definita in ternano anche “ frangia del bilancione”) e, per finire, “rivoluzionari”. Poi ci sono stati Leu, Rifondazione comunista, Potere al Popolo e via cespugli vari. Persino i reduci del Psi hanno parlato con Terni Valley. Che in effetti è un’associazione che qualche idea in zucca ce l’ha, ha un progetto per il futuro di Terni (giusto, sbagliato o utopistico che sia, ma almeno ce l’ha) e ha – almeno per ora – il “fascino” di un qualche cosa che fa qualche bolla in mezzo alla palude.
Tanto, per dire che il fermento a sinistra (o centrosinistra, chiamiamola come si vuole) c’è. Cosa pensano i governanti del Pd? Che ci vuole una selva di liste ad appoggiare un candidato del partito; oppure che il Pd, insieme alla selva di liste appoggi un candidato “civico” o nuovo o magari “lavato con Perlana”. E quindi porte aperte. Fattostà che appare sempre più probabile una candidatura di Massimo Piccioni che essendo stato consigliere comunale Dc negli anni Ottanta-Novanta (quando nell’aula di Palazzo Spada si faceva anche politica e non le risse) ha l’esperienza giusta. Piccioni è cresciuto alla scuola della sezione Dc e del “cenacolo” micheliano, ed ha imparato a suo tempo come si sta all’opposizione. Per di più è stato lontano dagli incarichi politici per una trentina di anni, e oggi si ripresenta coi capelli bianchi (ma mai uno fuori posto) e con l’esperienza necessaria – casomai – ad affrontare “certi cammelli” dai banchi della minoranza.
Mentre a sinistra si nota tutto questo ribollire (che alla fin fine dovrebbe in teoria aiutare a migliorarsi), a destra si tace. O perché s’è in attesa di fatti grossi a Roma, o perché è già stato ufficializzato qualche nome. La Lega – come noto – ha informato che il suo sindaco in pectore ce l’ha e adesso che le elezioni in Molise ci sono state (per quelle del Friuli non ci sono grossi problemi per il candidato della Lega, sembra) sarebbe ora di decidersi se sarà lui, Leonardo Latini, o un “berlusconiano” a correre per la sedia dietro il tavolo a ferro di cavallo di palazzo Spada. C’è anche da dire che se si aspettava questa minitornata elettorale per chiarirsi le idee, adesso le cose stanno esattamente come la settimana scorsa. Cioè al punto di partenza.
Decisi come si conviene, quelli di CasaPound hanno già scelto e candidano Piergiorgio Bonomi, il leader provinciale e regionale. Il 4 marzo hanno portato a casa un due per cento che sperano almeno di confermare per giocarselo poi in sede di ballottaggio.
Fa gara a sé il Movimento Cinquestelle: Thomas De Luca, giovanotto dalle corde vocali di pavarottiana memoria, gioca a tutto campo cominciando a dichiarare su questo e su quello, come è logico che faccia chiunque si candida sindaco.