Ancora un nulla di fatto dalla “conference call” che si è tenuta sulla Treofan: tante le parole ma poche, anzi nessuna, le soluzioni. Certo, c’è la stata la presentazione dell’advisor, della figura che cercherà di trovare nuove possibilità di impiego dell’area della ex Polymer, c’è stata anche la promessa di un intervento da parte della regione, l’assessore Michele Fioroni su tutti, di un interessamento per dare impulso all’economia “circolare” all’interno della grande area industriale ternana, per lavorare i cascami e molte altre cose.
Non è mancato l’incrollabile ottimismo del sindacato nazionale dei chimici, che vede in questa strada la vera soluzione al problema nel medio e lungo termine. Gli oltre centoquaranta lavoratori della Treofan però non hanno avuto alcun soddisfazione e se ne sono andati via sapendo che per loro non ci sarà una riapertura della fabbrica come avevano sperato almeno nel futuro prossimo, salvo miracoli. Sono andati via senza aver capito come mai non sia stata obbligata la Jindal indiana, la proprietaria della società che produce il film polipropilenico, ad investire anche nella fabbrica ternana una parte di quei cinquantadue milioni di euro che stanno per arrivare nell’unità produttiva di Brindisi. E come mai le macchine siano ancora allineate a Terni pronte a ripartire. Anzi con l’arrivo pure della “taglierina”, macchina che avevano sempre richiesto ma che è stata depositata solo a “bocce ferme”. Per loro, per i lavoratori della Treofan, è stata insomma un’altra giornata di delusione, giornata che si ripresenterà tra un mese, un periodo di tempo che si è preso la viceministro Alessandra Todde, per acquisire ulteriori elementi. Se mai ci saranno