Ancora novità nell’annosa vicenda della storica pasticceria Pazzaglia: il Tribunale di Terni, con sentenza n. 93/2015 del 23/12/2015, ha decretato il fallimento della Pasticceria Pazzaglia e del suo titolare Stefano Amici, non ammettendolo al concordato preventivo dallo stesso richiesto.
Il contenzioso, lo rammentiamo ai lettori, è esploso nell’estate del 2013, posto in essere dal Dott. Raffaello Federighi, che ha accusato Amici di non avere rilasciato il locale, dopo averlo pagato, mentre quest’ultimo si è sempre difeso asserendo di averci ripensato perché il prezzo pattuito era troppo basso e per una serie di questioni procedurali.
Sia come sia, e vedremo come finirà la controversia legale “Pazzaglia” , abbiamo sentito uno dei contendenti, che ci ha rilasciato un’intervista, ovviamente pronti a fare lo stesso con Amici, se lo stesso vorrà.
Allora, lo ha fatto fallire, è contento?
Non gioisco mai delle disgrazie altrui. Per la precisione, l’istanza di fallimento non l’ho proposta io, bensì la ditta Saccaria (caffè n.d.r.) uno dei creditori insoddisfatti. I miei consulenti si sono limitati a presentare una specifica relazione, illustrando al Giudice Delegato la reale situazione.
Perché si è opposto al concordato?
Perché, a mio parere, aveva carattere esclusivamente dilatorio. In realtà, di concordati ne sono stati proposti, in circa un anno, ben tre. I primi due sono stati ritirati poco prima dell’udienza e poi ripresentati subito dopo, con poche modifiche. Peraltro, il concordato si presenta o per liquidazione o per continuazione e questo non era possibile perché marchio, attrezzature e suppellettili, sono state acquistate e pagate da me, con regolare contratto, redatto addirittura dai legali di Amici.
Quindi cosa succederà ora a Pazzaglia?
Queste sono decisioni che prenderà il curatore fallimentare con il quale farò prendere contatto per concorrere alla migliore soluzione possibile, nell’interesse del locale, dei lavoratori e della città.
Ma ora il locale non è gestito dai figli di Amici?
So che i due giovani ragazzi sono stati coinvolti in un tentativo del tutto eccepibile. Certamente non possono invocare alcuna buona fede, perché ho provveduto a diffidarli, unitamente alla ex moglie di Amici, illustrando loro la situazione e rendendoli edotti degli atti posti in essere dal padre, che precludono, a mio avviso, ogni avventurosa gestione da parte loro o di chiunque altro.
Insomma, vuole gestire lei Pazzaglia?
Viviamo, per fortuna, in uno stato di diritto e intendo esercitare i miei diritti legittimi, nell’assoluto rispetto della legge e con la piena fiducia nella Magistratura che, adita da Amici, mi sembra si sia espressa con chiarezza, dichiarandone il fallimento. Ho pagato e mi sono assunto oneri rilevanti e ben precisi, concordati liberamente da Stefano Amici, su sua richiesta e assistito dai suoi legali. Non credo sia possibile cambiare idea e rifiutarsi, come ha fatto, del tutto pretestuosamente, di adempiere agli obblighi assunti contrattualmente. Osservo, del tutto collateralmente, che in questi due anni, la massa debitoria è cresciuta, da circa un milione e mezzo a oltre due e non credo questo sia, in termini generali, un fatto positivo. Quindi, sì, certamente intendo gestire Pazzaglia.
Se e quando Pazzaglia sarà in mano sua cosa farà?
L’ho già detto a suo tempo e l’ho correttamente illustrato alle autorità cittadine. Farò tutto il possibile per restituire lo storico locale alla città, nelle sue condizioni migliori, tutelando un pezzo di storia ternana, l’economia locale e gli interessi dei lavoratori coinvolti in una diatriba assurda. Speriamo che questo avvenga prima che il mondo finisca…”