Carceri meno affollate e calo degli episodi di autolesionismo, ma gli agenti chiedono l’adeguamento della pianta organica, una formazione adeguata alle nuove necessità e un diverso tipo di apporto del personale medico delle Asl. E’ quanto sottolineato dai rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria nel corso di una audizione che si è svolta presso la Commissione Sanità e Sociale dell’Assemblea legislativa di Palazzo Cesaroni.
Al 31 dicembre 2015 il numero dei detenuti nelle carceri umbre risulta sensibilmente calato rispetto all’anno precedente passando da 1404 agli attuali 1239. Anche in conseguenza di ciò, nel 2015 si sono verificati meno episodi di autolesionismo (da 138 a 110) e i tentativi di suicidio sono dimezzati: dai 18 del 2014 ai 9 del 2015.
I sindacati di categoria Sapp, Fns-Cisl e SPP, hanno spiegato che nel carcere di Perugia, con 260 detenuti uomini su una capienza di 215 posti e 33 donne su 60 posti, sono in atto modifiche strutturali e di automazione per gestire la popolazione detenuta con la ‘sorveglianza dinamica’, cioè con l’ausilio di videocamere e mezzi di intercomunicazione, nonché costituire dei percorsi interni obbligatori che consentano al detenuto di muoversi autonomamente e con responsabilità. Un progetto che necessita di un numero di poliziotti effettivamente in servizio che oggi è lontano da quello previsto nella pianta organica. Nel capoluogo umbro manca un reparto detentivo protetto, presente invece a Spoleto e Terni”.
Per quanto riguarda la casa circondariale di Terni, dove ci sono 435 detenuti (tutti uomini) su una capienza di 381, è stata evidenziata “la grave e cronica carenza di personale: mancano ispettori e sovrintendenti, mentre la carenza fra gli agenti è dovuta ai tanti distacchi fuori sede, oltre all’incompletezza della pianta organica”. Sia Terni che Spoleto, quest’ultimo con 463 detenuti, capienza regolamentare 419, sono alle prese con una presenza imponente di detenuti con il 41 bis e ad ‘Alta sicurezza’ (ex 41 bis o reati di terrorismo, traffico internazionale di stupefacenti e crimine organizzato). “Preoccupa anche il fatto – hanno sottolineato i rappresentanti della polizia penitenziaria – che la Regione abbia perso il centro direzionale e le decisioni su chi mandare in Umbria saranno prese a Firenze”.
“Alla Regione – hanno concluso – chiediamo di sostenere le nostre richieste di adeguamento della pianta organica presso l’Amministrazione penitenziaria e di aiutarci nella formazione e nel campo della mediazione culturale, viste le esigenze di integrazione dei detenuti stranieri, che sono oltre il 70 per cento del totale, e le difficoltà legate a una realtà linguistica e culturale che non consente di valutare i rischi di un eventuale radicalismo. Ma occorre migliorare anche l’apporto delle Asl, perché con i giovani medici a contratto annuale si sono quintuplicate visite mediche e ricoveri in ospedale, anche nei casi in cui un medico esperto non ne ravviserebbe la necessità, costringendo a costosi e ripetuti viaggi verso le strutture sanitarie con la necessaria sorveglianza da parte degli agenti”.