L’ultimo rapporto dell’Ires Cgil sull’economia regionale, presentato questa mattina presso la Camera del Lavoro di Terni, mette in guardia da una lettura “smemorata” della congiuntura economica ed evidenzia la fragilità di una ripresa che non riesce ad incidere ancora su alcune criticità “strutturali” del sistema produttivo e occupazionale regionale. Nel periodo di crisi 2008-2014 il Pil dell’Umbria ha perso circa 15 punti percentuali, gli investimenti delle imprese oltre 30 e l’occupazione, pure con i miglioramenti degli ultimi trimestri resta inferiore di 4 punti rispetto al dato pre-crisi, mentre la disoccupazione è ancora a un livello doppio rispetto allo standard “fisiologico” per l’Umbria, che era tra il 4 e il 5% (ora siamo al 9%, ma quella femminile è all’11,2%). Al contempo, emergono nuovi elementi preoccupanti, come il boom dei voucher, il nuovo rallentamento della produzione industriale e il permanere di livelli di sofferenze bancarie molto elevati, che non fanno ripartire il credito verso le imprese. Un altro dato molto eclatante, messo in evidenza da Marco Batazzi e Fabio Giovagnoli, dell’Ires Cgil Toscana nella presentazione del nuovo rapporto, è che l’area del “disagio occupazionale”, ovvero l’insieme di disoccupati, inattivi disponibili al lavoro e cassaintegrati, è raddoppiata rispetto al 2008, da 40mila a circa 80mila persone. “L’effetto Jobs Act – spiegano i ricercatori Ires – è da imputare agli incentivi e non al Jobs Act, come sottolineato anche dalla stessa Banca d’Italia. In ogni caso, in Umbria, nel primi tre trimestri del 2015, i nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato creati (saldo tra avviamenti e cessazioni, al netto delle trasformazioni) sono stati in tutto appena 700. “L’Umbria, che era già in difficoltà prima della crisi, sotto i suoi colpi rischia di perdersi definitivamente, più di quanto non succeda nelle regioni limitrofe – afferma Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria – e qui, come sindacato, siamo chiamati a giocare il nostro ruolo, come stiamo cercando di fare. Vogliamo che le istituzioni e le forze produttive della nostra regione decidano, insieme, quale direzione si intende prendere nei prossimi anni, su quali settori puntare, quali investimenti favorire, come rilanciare l’occupazione. Avendo ben presente – aggiunge Sgalla – che senza il manifatturiero, senza Ast e Perugina, o senza la Elettrocarbonium di Narni, i cui lavoratori proprio oggi saranno in piazza, non si va da nessuna parte”.