Visto il successo riscosso la scorsa estate, l’Associazione Culturale Civiltà Laica di Terni ha promosso l’edizione invernale della sua scuola popolare Filosofia Mon Amour, sempre ad ingresso libero. Nella Sala Laura in via Carrara 2 a Terni il dottor Federico Piccirillo, con linguaggio divulgativo accessibile a tutti, ha parlato delle due maggiori opere della filosofa tedesca di origini ebraiche Hannah Arendt: “La banalità del male” e “Disobbedienza Civile”.
La prima è incentrata sul processo al gerarca Otto Adolf Eichmann che si svolse dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l’11 aprile 1961, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri, di crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L’autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il “New Yorker” sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann traendone delle conclusioni per molti aspetti sconcertanti. “Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n’erano tanti – scrive Arendt – e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. (…) questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme. (…) la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male”.
“Disobbedienza civile”, invece, raccoglie le riflessioni di Hannah Arendt sul dissenso e delinea la differenza tra la disobbedienza civile e l’obiezione di coscienza. Quest’ultima è la disobbedienza ad una legge quando questa entra in conflitto con quelli che sono i valori della propria coscienza. La disobbedienza civile è, invece, una contestazione collettiva di una pluralità di soggetti che vogliono riappropriarsi della propria condizione di cittadini e vivere la propria cittadinanza nella maniera più cosciente e consapevole possibile. L’opera è una sorta di meditazione che si appella a Socrate, Thoreau e chiama in causa la Rivoluzione Americana. Come disse la stessa Arendt “Chi sa di poter dissentire sa anche che, in qualche modo, quando non dissente esprime un tacito assenso.”