Il Pd? Lo avranno nominato al massimo un paio di volte, giusto per sottolinearne la malagestione della città e la dabbenaggine con cui l’ha buttata nelle braccia delle opposizioni; o per chiedersi con che coraggio ci ha messo la faccia il loro candidato sindaco. Per Forza Italia il concorrente, alle comunali ternane ormai vicinissime, è l’M5S. D’altra parte sembra un’ovvietà, con una sinistra ternana che è riuscita a mettersi da sola i chiodi della crocefissione. Di conseguenza è giusto che, come ha fatto Raffaele Nevi, si metta in risalto la concretezza di una parte, ossia Forza Italia, ricordando il tipo di opposizione fatta opposizione in consiglio comunale messa a confronto con quella del M5S: più la proposta che la protesta; la fermezza che non le urla, la costruzione, giorno dopo giorno di un’alternativa di governo per Terni. Ed è stato Giorgio Mulè, nel corso della manifestazione di presentazione dei candidati di Forza Italia (all’Hotel Valentino), a mettere in risalto che non c’è tra gli stessi candidati un solo disoccupato o un professionista della politica o uno che non abbia la possibilità di contare su esperienze lavorative, imprenditoriali, preparazione tecnico-culturale. Mulè non lo ha detto specificatamente, ma il riferimento al fatto che tra i grillini non sia così pare evidente.
Niente politici di professione, quindi, nella lista di Forza Italia. Ma persone impegnate nell’insegnamento, imprenditori, liberi professionisti, giovani (uno è del 1999) occupati negli studi universitari, pensionati attivi a suo tempo in iniziative lavorative da loro stessi promosse, o nel mondo delle professioni.
L’hanno presentata come una squadra di “fenomeni”, in un clima in cui si respirava fiducia, dove si è fatto definitivamente santo l’ex sindaco Gian Franco Ciaurro ed in cui – ovviamente – “santino”, con la genuflessione di qualche candidato,era già il Cavaliere.
Ognuno ha le proprie debolezze. Ma accanto a questo – e la cosa appare più importante – c’è un programma di azione. L’ha illustrato proprio il nuovo deputato ternano Raffaele Nevi. Un programma fatto di alcune concretezze prima di tutto: “Sono più di venti le multinazionali sul nostro territorio – ha detto tra l’altro – Invece che guardarle come fossero nemiche è necessario stabilire rapporti costanti a livello locale per convincerle ad investire qui da noi.
“Perché questo accada – ha aggiunto – il Comune deve fare la propria parte per rendere agevoli tale investimenti, chiedendo a sua volta una partecipazione a progetti importanti per la città”. Ne indica subito uno Nevi: “L’ambiente, la qualità dell’aria: un progetto cui partecipino gli enti locali, ma anche le aziende, quelle che bisogna convincere a un sempre maggiore controllo delle emissioni, senza criminalizzare nessuno ma costruendo un clima di collaborazione; anche il Comune può fare direttamente la sua parte, da una riorganizzazione profonda della mobilità a un sistema di facilitazioni per eliminare caldaie che ancora oggi bruciano gasolio”. Lo dice, Nevi, in polemica con il candidato sindaco del M5S il quale promette studi per dimostrare che respirare aria non pulita non fa bene alla salute. “Se un problema c’è non bisogna studiarlo, ma affrontarlo per risolvere la questione”. Ne ha preso uno, Nevi, di problema, ma gli è servito per illustrare un metodo di lavoro, che vuole che “gli amministratori dedichino 24 ore al giorno all’impegno per la comunità e non com’è accaduto, solo il tempo libero da lotte di corrente o per la conquista di posizioni di potere all’interno di un partito”. Un altro dei rari riferimenti espliciti al Pd.
Non è mancato l’intervento del candidato sindaco appoggiato da Forza Italia nel quadro dell’alleanza di centrodestra, Leonardo Latini, il quale intervenendo al “Valentino” (“Qui alloggiava Ciaurro”, ha ricordato con nostalia Faimetta Modena) ha trovato occasione di rispondere al candidato dei Cinquestelle che l’ha sfidato ad un confronto: “Non mi sembra una buona idea – ha detto Latini – primo perché De Luca è convinto che ci sarà un ballottaggio, secondo perché nel caso dà per scontato che sarà lui ad andarci, e questa è una mancanza di rispetto nei confronti degli altri candidati in lista”. Ci sta bene a questo punto un ritorno al 1993 e all’elezione di Ciaurro: era considerato fuori gara invece vinse proprio lui.