L’obiettivo è trasformare le scorie dell’acciaio inossidabile prodotto a Terni in materiali da riutilizzare e commercializzare. Una volta trattate, le scorie assumeranno le caratteristiche di materiali quali la ghiaia e la sabbia, recheranno la marcatura CE e potranno essere usate in alternativa ai materiali naturali per la costruzione di sottofondi stradali, oppure inglobate in una matrice bituminosa o cementizia per produrre calcestruzzi o asfalti.
E’ questo l’ambizioso progetto che è stato presnetato questa mattina presso l’ambasciata di Finlandia a Roma da AST e da Topojarvi, la società finlandese che ha vinto la gara internazionale per la gestione dello scorie di AST.
. L’intesa Ast-Tapojärvi si snoderà lungo un ampio arco di tempo: in base al contratto, la costruzione dell’impianto per il trattamento delle scorie richiederà due anni e le operazioni congiunte dureranno dieci anni con l’opzione addizionale di altri dieci anni di collaborazione. L’impegno economico previsto da Tapojärvi in Italia è di 45/50 milioni di euro per i primi due anni, di cui 9 milioni in ricerca e sviluppo. Per Ast, l’investimento totale stimato, nei primi due anni, è di 12/15 milioni, mentre l’investimento complessivo oscillerà quindi tra i 57 e i 65 milioni di euro. Per quanto riguarda i benefici in termini di riduzione dell’impatto ambientale, AST sta quantificando il miglioramento che deriverà da tali investimenti con il supporto del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa.
Di certo ad oggi – secondo AST – c’è che il confinamento delle attività denominate “rampa scorie” e “metal recovery” in capannoni con idonei sistemi di convogliamento e trattamento dell’aria porterà ad una riduzione significativa delle emissioni diffuse e quindi un miglioramento del PM10 nelle zone adiacenti lo stabilimento. La riprogettazione della logistica del processo di gestione della scoria porterà ad una riduzione delle emissioni diffuse derivanti dai trasporti interni. Il differente ciclo di gestione della scoria originerà materiali più compatti con minori emissioni polverose e di liscivazione e richiederà limitate quantità di acqua riducendo i consumi ed i successivi trattamenti. La riduzione dell’impatto delle cave sul paesaggio e del loro grave effetto sull’ambiente è un altro importante risultato di questo progetto: le scorie di acciaieria possono essere utilizzate infatti per la produzione di aggregati per sottofondi stradali o per conglomerati cementizi o bituminosi. In questo campo l’ostacolo più alto è rappresentato dalla concorrenza da parte di materiali alternativi di origine naturale come ghiaia o sabbia che, soprattutto in Italia, sono particolarmente a buon mercato e il cui consumo non è disincentivato da nessuna normativa, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei, come ad esempio Olanda, Belgio e Germania.
L’accordo Ast-Tapojärvi è perfettamente coerente con l’idea di “Economia circolare” cara alle due società. Quando si parla di circular economy, bisogna ricordare che a cavallo tra Settecento e Ottocento, l’industria si forgiava su un modello semplice e lineare: prendere, creare, smaltire. Con l’ingresso nel nuovo Millennio, la crescita della domanda e i costi delle materie prime sono andati di pari passo, con un incremento del 150%. Si stima oggi che tra 12 anni ci saranno 2,5 miliardi di consumatori in più e la transizione verso l’economia circolare è divenuta dunque un’esigenza. Così, in maniera progressiva e non immediata, il mondo sta provando a passare dalla linearità alla circolarità delle tre R: ridurre (gli imballi dei prodotti, gli sprechi di materie prime), riusare (allungando il ciclo di vita dei beni) e riciclare (gli scarti non riutilizzabili). In pratica, risorse, capacità, cicli di vita e rifiuti diventano un’opportunità e non più uno spreco, in un sistema capace di rigenerarsi da solo. L’espressione “economia circolare” fa riferimento proprio a questo: a una concezione alternativa di produzione e consumo dei beni, in cui un rifiuto di lavorazione invece che smaltito, con i suoi relativi costi e danni all’ambiente circostante, viene trasformato e reimmesso nel ciclo produttivo e tecnico dell’azienda.
Secondo gli studi della Commissione Europea, fare delle scelte in ottica “circolare” creerebbe oltre 500mila nuovi posti di lavoro in tutta Europa.
Anche AST ha voluto rimarcare la volontà di aderire a questo modello. D’altronde il ciclo siderurgico costituisce già oggi un esempio virtuoso di “economia circolare” applicata con successo: la produzione di acciaio mediante la tecnologia del “forno elettrico” costituisce un esempio virtuoso di “economia circolare”. L’acciaio è tra i materiali più riciclati al mondo perché, anche grazie alla conservazione in maniera permanente delle sue proprietà peculiari (resistenza, duttilità, formabilità, resistenza alla corrosione per gli inossidabili), raggiunge tassi di riciclo elevatissimi che vanno dal 75% degli imballaggi, all’85% dei prodotti da costruzione, al 90% di veicoli e macchinari (dati Federacciai).
E, se l’obiettivo è quello di rifiuti zero, è anche vero che ha inizio un percorso che porterà Terni a diventare un polo d’eccellenza nella gestione delle scorie di acciaieria per acciaio inossidabile.