E’ stato un istituto di ricordi dolorosi, per i tanti bambini e bambine che l’hanno frequentato negli anni. La “bastarderia” di Narni, diventa ora il luogo della memoria, dopo essere stato un istituto poco incline alla dolcezza della mamma. Ma è stato anche un luogo dove tanti bambini hanno trovato un porto riparato da una vita che gli si era presentata in maniera crudele, con una batteria di suore del Cottolengo, che forse non erano amorose ma di grandissima professionalità. Una ricerca allora si è alzata sul filo dei ricordi delle operatrici, di coloro che hanno tenuto i bambini nel momento della loro crescita. Ivana, Annarita, Dina, Giuliana, Rita hanno messo nero su bianco le loro esperienze davanti a Daniela Palermi, una specialista di ricerche, fissando così i ricordi, evitando di disperderli. Non ne sono rimaste tante delle operatrici che avevano avviato quella sperimentazione rivoluzionaria, messa in campo da Giuseppe Bravi, il presidente che aveva avuto l’idea, declinata da altre parti ma non per questo meno importante, di costruire delle vere “famiglie”, con “vicemadri”, per surrogare il più possibile un’atmosfera serena, primo passo per una crescita ordinata. Che qualche volte c’è stata. Altre volte meno, con risvolti clamorosi e di cronaca.
Rimane la ricerca, che è possibile vedere su un supporto videomagnetico in una delle sale dell’Istituto, oggi diretto da Sacha Proietti, il successore di quel Franco Marini, deceduto da qualche settimana, colui che ha rilanciato un ente, il Beata Lucia, che oggi possiede ben 204 ettari di terreno nella Conca ternana. E non ha nemmeno un euro di debito.