Debutta in Italia, nel carcere di Terni la stanza dell’affettività.
Per la prima volta un detenuto campano in regime di alta sicurezza è potuto restare per due ore con la propria compagna in una stanza che è stata appositamente allestita senza il controllo diretto e a vista del personale della polizia penitenziaria.
“Stanno arrivando numerose richieste di detenuti per poter incontrare le persone alle quali sono legate – ha spiegato il garante umbro, l’avvocato Giuseppe Caforio – servono quindi più risorse per allestire più stanze e quindi garantire a tutti parità nell’accesso ai diritti”.
Non sono stati forniti particolari per tutelare la privacy del detenuto e della compagna.
“Dopo quello di oggi – ha aggiunto il garante – nei prossimi giorni la stanza dell’affettività ospiterà altri incontri che potranno arrivare a tre al giorno. Intanto è stata una sorta di giornata sperimentale e tutto è andato bene”.
La stanza è stata allestita con letto matrimoniale, televisore, bagno, doccia, due sedie e un tavolino. In base alle disposizioni del Dap, non potrà mai essere consentita la chiusura dall’interno della porta di accesso, in modo che i locali siano sempre accessibili al personale di polizia penitenziaria. Evidenziata anche l’esigenza di video sorvegliare le zone antistanti i locali destinati ai colloqui intimi ed i percorsi per raggiungerli. Con l’accompagnamento sia dei familiari che dei detenuti.
Precise anche le disposizioni per la biancheria necessaria (asciugamani, lenzuola o altro), che deve essere portata al “colloquio” direttamente dalle persone autorizzate e sottoposta a controllo. Delle pulizie, invece, se ne occuperanno i detenuti lavoranti.
Si è appreso inoltre che La stanza dell’affettività ha sulle pareti un murales realizzato da un detenuto che ama dipingere. Sulle pareti della stanza ha disegnato una teoria di cuori, dei cigni e scritto a lettere cubitali ‘ti amo’.
Dei lavori per adattare la stanza, realizzare la doccia e imbiancarla si sono occupati i detenuti del Mof (Magazzino Ordini Fissi), la sezione all’interno degli istituti penitenziari che si occupa di attività lavorative di tipo industriale, domestico e agricolo, spesso legate alla produzione di vestiario, corredi, arredi e altro materiale per il fabbisogno degli stessi istituti.