Questa mattina, la trasmissione “Mi manda Rai3” si è occupata di concessioni idroelettriche e del “caso Piediluco” con un lungo approfondimento.
Il “caso di Piediluco” è quello delle abitazioni che, lentamente, ma inesorabilmente, soprattutto quelle che si affacciano sul lago, stanno scendendo proprio verso il lago. Sono interessate da crepe e fratture che alcuni residenti, fra i quali l’ex consigliere comunale di Terni, Federico Salvati, hanno mostrato alle telecamere. Perché succede questo?
Tecnicamente, chiede il conduttore Federico Russo, è possibile che svuotare e riempire continuamente un invaso, crei un cedimento delle terre intorno?
La risposta è affidata al geologo Stefano Fiori che fa un esempio: “se noi riempiamo la nostra vasca da bagno con 20 centimetri di acqua e da un parte prediamo un cumulo di terra e di sabbia, alto 40 centimetri, abbiamo ricostruito un piccolo lago. Se i mei 20 centimetri di acqua li riduco di 10 cosa succede? Alla mia montagnola succede che uno strato di 10 centimetri si sarà bagnato, si sarà imbevuto d’acqua, a quel punto quello strato non sarà più soltanto di terra e sabbia ma sarà di terra, sabbia e acqua e sarà più pesante. In più le particelle molto fini, le argille, tendono a migrare, ad andare verso l’acqua e a tutto ciò si aggiunge un altro elemento che è la plasticità dell’argilla”.
Tutto questo è confermato dalla testimonianza di un altro geologo, Sergio Di Lisio: “ho potuto constatare – dice – che la parte strutturale prospicente il lago tendeva a slittare verso valle per i prelievi che generano società idroelettriche che producono corrente. Sono movimenti che non consentono di poter vivere tranquillamente in un fabbricato che è soggetto a queste lesioni”.
Il Comune di Terni fa quel che può. In questi anni ha speso circa 6 milioni di euro ma ne servirebbero molti di più e non li ha, per studi, perizie e messe in sicurezza.
Al danno, si aggiunge la beffa dei pochi introiti derivanti dai canoni idroelettrici sia per il comune di Terni che per la stessa regione Umbria.
I concessionari, l’ultimo è ERG, hanno realizzato guadagni enormi. Erg ha guadagnato nel 2020 118 milioni di euro e nel 2021 194 milioni di euro. ERG ora ha venduto ad Enel gli impianti di Terni per il valore di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Alla regione Umbria i canoni hanno reso 8 milioni di euro, al comune di Terni, che sarebbe il proprietario di questo bene pubblico che è l’acqua, solo 800 mila euro!
“Sono introiti derivanti da parametri normativi – afferma sconsolato il dirigente del comune di Terni Federico Nannurelli – che definiscono quello che arriva alle casse dell’ente. Mi rendo conto che è un paradosso ma questo è”.
“Abbiamo avuto a Terni un avvicendarsi vorticoso di concessionari idroelettrici, questo avvicendarsi – afferma Andrea Liberati, ex consigliere regionale 5 Stelle – è dovuto al fatto che qui c’è un lucro, c’è una rendita certa e questo determina grandi guadagni. Nel 2018 – afferma ancora Liberati – c’è stata una legge nazionale che prevede la regionalizzazione di tutte le proprietà idroelettriche pertanto noi dovremmo cogestire queste centrali idroelettriche per fare in modo che a Terni e all’Umbria arrivino quelle risorse che per un secolo non sono state mai viste”.
In proposito è stato mostrato in trasmissione il caso opposto della Val d’Aosta dove le centrali idroelettriche (38) sono gestite dalla Compagnia Valdostana delle Acque, controllata dalla regione. Nel solo 2021 ha versato nelle casse della regione ben 152 milioni di euro. Tutti soldi che, sotto varie forme, sono ritornati alla comunità.