Il Centro Regionale Sangue non funziona. È la denuncia di Andrea Casale e Francesco Petrelli, ancora membri del Direttivo, rivolta all’assessore alla salute e politiche sociali Luca Coletto e alla Giunta regionale.
“Dal 01.10.2018 il direttivo non ha più poteri – scrivono – e le sue poche determinazioni hanno avuto solo “funzioni consultive”; più volte abbiamo segnalato il mancato completo espletamento delle funzioni previste e la sua inadeguata organizzazione.
Sia i rappresentanti dell’Avis, nominati a suo tempo in seno al direttivo del CRS, sia la precedente Presidenza Avis Regionale Umbria, hanno sempre rilevato che, sebbene siano evidenti la professionalità e l’impegno del Coordinatore del Centro Regionale Sangue e del personale dedicato dell’Assessorato, il CRS non ha mai svolto le funzioni attribuitegli e tra le cause dell’inefficienza veniva indicata la presenza dei Direttori Generali delle Aziende a mezzo di “delegati” che non hanno “potere decisionale” e in quanto responsabili delle strutture periferiche del Servizio, si rileva un conflitto di interesse ogni qualvolta si affrontano temi riguardanti l’assetto e l’organizzazione dei servizi medesimi.
Le Commissioni, inoltre, risulta abbiano svolto il ruolo loro assegnato, non essendo pervenuto al Direttivo alcun documento.”
Rivolgendosi all’assessore Coletto Casale e Petrelli auspicano, “prima di procedere alla nomina del nuovo Direttivo del CRS, che prenda in considerazione l’ipotesi di una sua rimodulazione nel rispetto dell’Accordo Stato Regioni del 13.10.2011.
È anche necessario che si proceda all’elaborazione del nuovo Piano Regionale Sangue e Plasma effettuando un’attenta valutazione, rilevando i principali problemi strutturali, organizzativi, tecnici e gestionali dei Servizi Immunotrasfusionali e relativi Punti di Raccolta Fissi (il Centro Nazionale Sangue ha rilevato per l’Umbria una carenza del 37% dell’organico del personale dedicato dei servizi).
È necessario porsi anche degli obiettivi: implementare le attività trasfusionali, anche aumentando le procedure di raccolta del plasma in aferesi e ampliando gli accessi dei donatori, le fasce orarie e le giornate dedicate alla raccolta; praticare in tutte le strutture la prima donazione differita, procedura rilevatasi di maggiore efficacia per la fidelizzazione dei donatori, individuare procedure di accertamento della idoneità univoche sul territorio da concludersi nella stessa giornata; realizzare con priorità una banca dati unica regionale a disposizione anche delle associazioni per avere in tempo reale, accessi dei donatori e quantità raccolta, consumo e giacenze, per una migliore e più efficiente chiamata programmata da parte delle Associazioni; consentire ai Direttori sanitari associativi, al medico di famiglia ed al singolo donatore, concludono Andrea Casale e Francesco Petrelli, di conoscere la cartella clinica personale”.