Chi conosce Leopoldo Di Girolamo lo sapeva: le dimissioni da sindaco di Terni non le aveva annunciate per finta. Sarebbe stato necessario solo un fatto eccezionale per persuaderlo a tornare sui suoi passi. Sarebbe servito, cioè, che Di Girolamo fosse fatto convinto – concretamente – che c’era ancora bisogno, da parte sua, di fare altri sacrifici per evitare che la città cadesse nello sbando, nell’incertezza pura del domani.
Ma ciò non è accaduto. Quindi le dimissioni Di Girolamo le ha confermate. Ed ora si apre una fase che appare – obiettivamente – complicatissima. Nessuno pensi al demiurgo che risolve tutto.
Resterebbe valido il ragionamento di chi pensa che servirebbe uno sforzo non comune e disinteressato alle ambizioni personali e di parte. Sollecitazioni in tal senso sono venute. Ma chi avrebbe potuto credere che qualcuno avrebbe raccolto gli appelli alla coscienza cittadina, gli inviti alle forze migliori della città perché mettessero da parte l’agone e pensassero al bene della collettività, il sollecito al colpo di reni ed anche al recupero della dignità che tutti hanno perso. Perché quelli dell’opposizione – clown, urlatori, agitatori da fiera rionale – mica crederanno davvero di uscire intonsi da questo pezzo di storia di Terni. Le responsabilità – anche se quelle superiori e di gran lunga vanno ascritte alla maggioranza – sono di tutti, di un’intera classe politica. Verrebbe da dire: un’intera generazione politica.
Gli appelli alla coscienza arrivati dal vescovo prima e dalla presidente della Regione Catiuscia Marini sono rimasti, come prevedibile, inascoltati. Tanto che mentre il sindaco Pd si dimetteva, in seno allo stesso Pd c’era ancora chi si lasciava andare a commenti sarcastici, o a mostrare una soddisfazione “tafazziana” non si sa quanto giustificata.
Tra i concetti espressi dal sindaco mentre si dimetteva ce n’è uno che pare sempre più merce rara: l’alta considerazione e il rispetto per le istituzioni. Faccende troppo spesso dimenticate specie da chi anche nell’occasione non ha saputo resistere alla tentativo di fare show, solleticando la pancia del pubblico che assiepava l’aula di palazzo Spada.
Anche questo è una vergogna.