Il Comitato Vita da Pendolari che riunisce i pendolari di Terni e delle zone limitrofe ha diffuso una nota su quanto accaduto ieri nel trasporto ferroviario con treni cancellati o che hanno subito gravissimi ritardi. Una situazione riassunta così: “lunedì nero”.
“Non siamo più difronte a semplici ritardi, è un sistema che sta collassando su se stesso”, sostiene il Comitato.
IL RIASSUNTO DELLA GIORNATA DI IERI
“Fin dalle prime luci del mattino, chi da Terni si è messo in viaggio verso Roma si è trovato davanti all’ennesimo copione ormai divenuto routine: il treno delle 6:11 era già in forte ritardo prima ancora di muoversi. Non dieci minuti, non quindici: il ritardo è lievitato fino a 70 minuti, lasciando i viaggiatori increduli e stremati ancora prima di iniziare la giornata.
Anche il treno delle 7:40 non si è salvato: ritardi, incertezze, e la solita deviazione sulla linea lenta dopo Orte, che trasforma ogni viaggio in una maratona esasperante. Convogli successivi presi d’assalto, annunci tardivi, viaggiatori costretti a riorganizzare all’ultimo il proprio arrivo sul posto di lavoro. ‘È diventato impossibile programmare la nostra vita. Siamo ostaggi dei disservizi’, raccontano alcuni pendolari.
Il pomeriggio ha poi superato ogni aspettativa negativa. Un guasto alla linea elettrica tra Gallese e Orte ha mandato in tilt la circolazione. Il regionale delle 17:00 da Roma, diretto a Foligno e pieno di persone esauste, è rimasto fermo nel nulla. Poi l’inverosimile: alle porte di Orte, cambio di programma rientro di nuovo a Roma Tiburtina a retromarcia del convoglio sulla direttissima e nuovo instradamento sulla linea lenta. Arrivati a Roma Tiburtina cancellazione del treno, cambio numero del treno e cancellazione del ritardo accumulato. Una vera odissea durata ore: il treno è arrivato a Terni poco prima delle 23:00.
‘Un viaggio di un’ora trasformato in sei ore di inferno’, denuncia chi era a bordo.
Viaggiatori lasciati in balia degli eventi per sei ore senza che nessuno si sia preoccupato di dare informazioni corrette su quanto stava accadendo o fornire una qualche forma di ristoro una volta tornati a Tiburtina, con acqua e cibo. Ci chiediamo inoltre se la corsa al contrario del treno sia avvenuta in sicurezza, occorre che venga aperta un’ indagine dalla magistratura. Si segnala infatti che durante il passaggio delle frecce il treno subiva sommovimenti importanti, tale decisione poteva trasformarsi in tragedia. Chi sono i responsabili che si celano dietro queste decisioni?
Neppure le ultime corse serali si sono salvate, anch’esse trascinate sulla convenzionale e segnate da ritardi inaccettabili. Per molti lavoratori la serata, che sarebbe dovuta finire a casa con le loro famiglie, si è trasformata in un lungo percorso ad ostacoli fatto di attese, frustrazione e un senso crescente di abbandono”.
«I pendolari non sono un problema da ignorare: sono cittadini che fanno vivere l’economia del territorio – ribadisce il Comitato – per questo chiediamo a tutti i rappresentanti politici dell’Umbria e del Centro Italia—consiglieri regionali, parlamentari, amministratori locali—di alzare la voce pubblicamente e di mettere in campo azioni concrete in difesa del diritto alla mobilità.
Chiediamo inoltre al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e al Ministro Matteo Salvini di intervenire immediatamente:
- attivando un monitoraggio rigoroso sull’operato di Trenitalia nella dorsale Umbria–Roma;
- verificando il rispetto degli obblighi di servizio pubblico, con penalità reali per chi non li garantisce;
- instaurando un dialogo stabile con i comitati dei pendolari, per ascoltare chi ogni giorno subisce le conseguenze di un sistema al collasso.
Trenitalia in estate ha eseguito lavori per oltre un mese, provocando disagi giornalieri, ma con la promessa di migliore precisione negli orari, i risultati parlano da soli”.














