“Grazie per aver desiderato incontrarci , Santo Padre, siamo stati terremotati nel corpo ma non nell’anima, non abbiamo più le case ma abbiamo avuto molte più riconciliazioni in questi mesi e ci siamo riscoperti una grande famiglia”. Lo ha detto don Luciano Avenati parroco dell’abbazia di Sant’Eutizio, a Preci, salutando Papa Francesco a nome delle popolazioni terremotate che, questa mattina, sono state ricevute in vaticano , nell’aula Paolo VI, da Papa Francesco.
“Ricostruire i cuori ancora prima delle case – ha sottolineato Papa Francesco – ricostruire il tessuto sociale e umano, a voi non serve – ha aggiunto il Papa – l’ottimismo generico, serve la speranza ; pur sapendo che le ferite guariscono ma le cicatrici restano, non perdete la capacità di sognare e per questo ho voluto prendere le vostre parole e farle mie perché nella vostra situazione il peggio che si può fare è fare un sermone”.
Le delegazioni di Umbria, Lazio e Marche erano guidate dai vescovi delle diocesi delle zone colpite dal terremoto, dai sindaci delle città e dai presidenti delle giunte regionali.
Catiuscia Marini, presidente della regione Umbria, si è intrattenuta con il Papa al termine dell’udienza, lo ha invitato a tornare a Norcia e nelle zone colpite dal terremoto ” e il Papa mi ha promesso che tornerà”, ha detto la governatrice.
“Il Papa – ha aggiunto la Marini – ha dimostrato ancora una volta grande affetto e solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma; importante il richiamo alla concretezza e al lavoro straordinario e molto significativo il passaggio in cui ha esortato a non puntare all’ottimismo bensì alla speranza; occorre infatti – ha ribadito la Marini – restituire speranza e fiducia per la ricostruzione, sia quella materiale e concreta a cominciare dalle case, sia quella spirituale e, quindi, della coesione sociale”.