Che Eros Brega, il consigliere regionale che ha lasciato di recente il Partito Democratico entrando nel gruppo misto, abbia dei difetti lo si sa (d’altra parte chi ne è esente?). Un pregio però gli va riconosciuto in piena convinzione: è uno che possiede quel fiuto politico che è stato il tratto e specifico e determinante la fortuna di alcuni politici del passato.
Ce n’era uno, ad esempio, nel Psi ternano che da questo punto di vista era insuperabile: quando c’era una guerra interna al partito per capire in anticipo chi l’avrebbe vinta bastava guardare dove si fosse schierato lui. Ecco. Eros Brega è un politico di questo genere. Non a caso si è sempre portato appresso un pacchetto di voti – consistente, peraltro – fidelizzati. E se Brega ha detto basta col Pd per i suoi (ex) “amici e compagni” c’è da pensare.
Loro, quelli del Partito Democratico umbro, erano fiduciosi che, mancando un anno alla fine della legislatura regionale, si potesse in qualche modo riuscire a creare le condizioni per battersela, alle elezioni 2020, contro una destra sulla cresta dell’onda. Sarebbe stato essenziale, però, che il sistema avesse funzionato con precisione e delicatezza, come un orologio a 17 rubini cui la corda va data senza forzare. Però l’Umbria è terra di terremoti, anche politici. La scossa, si sa, non è prevedibile: si spera che vada tutto bene anche se la casa si regge su pilastri non proprio “per la quale”.
Sotto la mazzata della concorsopoli perugina quei pilastri malfatti non hanno retto l’urto e la casa ha riportato crepe profonde. Succede che chi ancora può contare su garretti efficienti se la dia a gambe, giù per le scale, ed esca all’aperto. Abbandoni la baracca pericolante. Curi la propria incolumità.
La ricostruzione, praticamente ex novo, tocca a chi rimane. E’ una fatica dura, un compito arduo, che è possibile affrontare mantenendo la calma, con tenacia, determinazione ed onestà, e solo utilizzando progettisti nuovi, capomastri nuovi, intonacatori nuovi (sui muratori meglio glissare). Nuovi, capaci e liberi di progettare e costruire senza i condizionamenti vischiosi delle appartenenze, dei gruppi e dei capibastone alla caccia di chissà che cosa.
Forse non è sempre vero che perché tutto cambi serve che tutto resti com’è e com’era. Le occasioni di cambiamento, a volte, sono favorite proprio perché c’è chi lascia la strada vecchia per la nuova:che potrebbe portarlo lontano, ma sicuramente in un’altra direzione.