E’ stato barbaramente ucciso il Brigadiere Capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie, il Segretario Regionale Claudio Nannini e le segreterie provinciali del Sap di Terni Gianluca Botondi e Perugia Giovanni D’Alessandro, si stringono intorno alla famiglia dell’appuntato ucciso esprimendo il cordoglio piu’ profondo e la vicinanza a tutti i militari dell’Arma dei Carabinieri.
Questa mattina i rappresentanti sindacali del sap si sono portati nelle città di Terni, Perugia, Spoleto, Assisi e Foligno per portare un mazzo di fiori presso le caserme dei Carabinieri, per esprimere vicinanza in questo momento di dolore per tutti.
“Mancavano poche ore alla pensione del nostro fratello Carlo, non ha esitato a mettere a rischio la propria vita a difesa dei valori che incarniamo, si legge in una nota del sindacato, fino all’estremo sacrificio, “nei secoli fedele” come il tuo coraggio, un eroe che non sara’ mai dimenticato. Se non fosse morto, sarebbe sotto inchiesta ? vi chiedo dobbiamo morire o dobbiamo salvarci per poi sentire delle follie? E’ ora di finirla e prendere decisive distanze contro fantasiose affermazioni riguardo l’operato delle forze di Polizia. Posso ricordare le parole dell’ex capo della polizia di stato Gabrielli quando dichiarò che “c’è pur sempre una targa, un veicolo, non si puo’ mettere in pericolo una persona perché sta scappando”. Voglio dire che il vero pericolo per le forze di Polizia e per tutta la collettività è chi non si ferma, nonostante gli sia intimato di fermarsi.
Vorrei fare alcune riflessioni, ci troviamo di fronte ad un inseguimento, l’auto dei rapinatori si ferma colpendo un palo, dopo aver sparato ai Carabinieri, se gli stessi fossero scesi dall’auto e avessero sparato ai malviventi mentre si trovavano ancora all’interno della vettura, ci sarebbe stato l’atto dovuto? Si sarebbe detto che i malviventi erano stati giustiziati in auto? Solo chi ha passato certe situazioni può comprendere le mie parole, ciò che si prova quando ti sparano contro. Adesso ci saranno esternazioni di solidarietà e commozione nei confronti del nostro fratello Carlo, ma se a cadere è un servitore dello Stato, la memoria collettiva si dissolve in fretta, se a morire è un delinquente durante un’azione di Polizia si aprono talk show e si invocano commissioni d’inchiesta e si sollecitano cortei contro le forze dell’ordine, numeri identificati e altro.
Allora mi chiedo: la vita di un servitore dello Stato è come la vita di un criminale che difendete? Il nostro lavoro non è un gioco, noi moriamo davvero.
Spero che ogni cittadino porti un fiore alla caserma dei Carabinieri più vicina a casa, magari con i loro figli, perché così si insegna che bisogna sempre rendere omaggio a chi ci difende. Mi rivolgo a tutti dicendo che piccoli gesti di vicinanza rendono ancora più granitici i nostri valori, quelli che ci portano giornalmente a mettere a repentaglio le nostre vite”.