Innanzitutto apprezza il tono: niente parole a vanvera come “criminali” o altro ma uno spiegare in maniera più sensata un comportamento. E Francesco De Rebotti, il sindaco di Narni cerca la speranza nella lettera che gli ha spedito il Commissario Straordinario della Usl 2 Massimo De Fino. E crede che davvero la situazione del blocco dell’ospedale di Narni sarà temporanea sino alla fine dell’emergenza o sino a quando il personale dell’Ospedale di Spoleto non sarà rimpinguato a dovere. Il tono è davvero conciliante, cosa che in questo periodo è merce rara. Non è che nei giorni scorsi De Rebotti ci sia andato leggero nelle affermazioni ma il momento era molto, molto particolare e la tensione, del covid, del vedersi smantellato un presidio sanitario che funziona da cinque secoli, è stata forte. Insomma queste le premesse di una lettera che raccoglie le ragioni della Usl 2 anche se mette in chiaro la posizione dei narnesi. Non è che la Usl, o l’assessorato alla sanità della Regione, abbia un grande credito tra i narnesi: avevano promesso che il “punto nascita” sarebbe rimasto aperto e poi è stato chiuso. Avevano promesso che Narni, e pure Amelia, sarebbero diventati polo di eccellenza per gli interventi a bassa specializzazione ed invece tutto si è concluso con la chiusura delle sale operatorie. Ora c’è una emergenza inimmaginabile ed alcune delle operazioni proposte sono obbligate. Certo la fiducia nella Usl sarebbe stata maggiore se avesse rispettato le promesse. Ma in tempo di covid chi se le ricorda più? A dire la verità i narnesi se le ricordano, eccome: quando ci sono state le elezioni a Narni hanno fatto pagare al Pd la mancata tenuta del Punto Nascita, segno che i cittadini non sono così sciocchi. E sono pronti a fare altrettanto se le sale operatorie non torneranno nel più breve tempo possibile nella normale funzionalità.
Per ogni evenienza di seguito l’intervento del Sindaco Francesco De Rebotti:
“Ringrazio il commissario Usl Umbria 2 De Fino che apre la sua comunicazione scusandosi e le scuse sono accettate ovviamente. Cose da gentiluomini, lontane, sconosciute a coloro che hanno dipinto con parole volgari ed offensive le obiezioni e le proposte che mi sono permesso di avanzare mettendo in discussione la scelta intrapresa di destinare ad altre funzioni parte del personale ospedaliero del territorio di fatto fermando le attività ospedaliere. È una questione di stile che non tutti sono in grado di interpretare.
Apprezzo lo sforzo nel ridimensionamento della scelta che evidentemente, e al di là delle parole crasse, qualcun altro ed in maniera inconfessabile ha ritenuto di dover adoperarsi a modificare. Se si garantiscono i servizi, se non ci sarà (come si evince invece dalla mail di ieri) una riconversione delle strutture ospedaliere in Rsa, perché questo è scritto, non facendo riferimenti quantitativi (i tre pazienti Rsa) ma solo qualitativi, se si assicura che ciò non avverrà in futuro e nel caso si adotteranno scelte tipo quelle che ho suggerito (impegnare strutture ricettive sotto utilizzate o non utilizzate), se si scommette sulla funzione ordinaria dei nostri presidi ospedalieri a servizio del territorio (ricordo le tre sale operatorie disponibili), se si riapre la funzione di punto di primo soccorso chiuso a marzo, se in definitiva si ascoltano le preoccupazioni della comunità e di chi la rappresenta, lo ritengo un primo passo.
Parlo e prendo posizione raramente, quando lo faccio è perché è necessario nel contenuto e nella forma. Aggiungo invece che la presenza dell’anestesista solo “di guardia” (12 ore sulle 36 settimanali ad unità di personale come modificato rispetto alla scelta di un impiego totale) permetterà di recuperare alcuni servizi ambulatoriali, oncologici o diagnostici, ma interromperà l’attività del polo chirurgico dell’ospedale di Narni anche al di là ed oltre la direttiva della Regione di ieri, bloccando di fatto definitivamente la programmazione degli interventi.
Ribadisco che c’erano e ci sono alternative per dare risposte anche in maniera più stabile ai pazienti Rsa piuttosto che utilizzare in parte o in tutto una struttura ospedaliera. Pensare o sostenere che l’emergenza e le questioni che si stanno affrontando durino qualche giorno o settimana è distante dalla realtà. Per questo al tema degli ospiti delle Rsa andrebbe data una soluzione definitiva e continuativa. Ho utilizzato la metafora dell’albero rinsecchito che non riesce a rigenerare, sfrondandolo, un altro albero. Questa è la situazione in cui ci troviamo, in cui il contributo che potrà dare il personale del nostro ospedale sarà pressoché nullo per il rafforzamento del presidio spoletino a cui fa riferimento il commissario.
Ribadisco quindi la necessità di ripensare la scelta presa ancora più in profondità in modo da trovare un sostegno oggettivo ed efficace al rafforzamento del polo covid di Spoleto, mantenendo nelle nostre strutture le professionalità decisive nel poter garantire continuità assistenziale e di servizio ai cittadini. Continuerò a sostenere questa posizione confidando in un supplemento di riflessione delle istituzioni regionali. Darà fastidio a qualcuno ma dei fastidi altrui da tempo non mi interesso”