Giovani sempre meno imprenditori. Tra il 2019 e il 2022, a fronte di una flessione media nazionale del 6,8%, le imprese giovanili in Umbria sono scese del 10,2%, con la contrazione di 785 aziende. Emerge dal focus sulla regione nell’ambito di un’indagine nazionale svolta dalla Camera di commercio dell’Umbria. Più pesante della media nazionale anche la variazione 2022/2021, che in Umbria è stata del 3,5% (-249 imprese giovanili), a fronte del -2,9% del dato italiano. L’Umbria tuttavia non sfigura affatto nel Centro: solo la Toscana fa meglio (-9% tra il 2009 e il 2012), mentre Lazio (-10,3%) e soprattutto Marche (-14,3%) presentano flessioni più pesanti. Quanto alla percentuale di imprese giovanili sul totale delle imprese, l’Umbria mostra una minore spinta sulla vocazione imprenditoriale degli under 35 (7,3% nel 2022, 16/o posto in graduatoria nazionale a pari merito con la Toscana, a fronte dell’8,7% del dato nazionale). Nel Centro, tuttavia, fa meglio solo il Lazio (8,6%). Da evidenziare che l’Umbria, in soli tre anni, ha visto scendere dall’8,1% al 7,3% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese. La vocazione imprenditoriale giovanile è più marcata in provincia di Terni (8,1% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese) che in quella di Perugia (7%). Ma va anche detto che, nel periodo 2019-2022, la flessione della percentuale delle imprese giovanili è più forte in provincia di Terni (da 9,3% a 8,1%) che in quella di Perugia (da 7,8% a 7%). Guardando ai valori assoluti, tra il 2019 e il 2022 le imprese giovanili calano in provincia di Perugia da 5.643 a 5.085 (-558, -9,9%) e da 2.042 a 1.815 in provincia di Terni (-227, -11,1%). “Non è la diminuzione in valore assoluto in sé a preoccupare, commenta il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni, perché il numero dei giovani è in flessione anno dopo anno, ma il fatto che questo calo sia molto più forte dell’invecchiamento della popolazione e che prosegua in modo incessante. Le ragioni sono molteplici e vanno dai costi che sono cresciuti – anche quando non quelli diretti, certamente quello indiretti – alla tradizionale difficoltà italiana sul passaggio generazionale, ai maxi rincari – per stare sul breve periodo 2021-2022 – dell’energia e non solo che, comprimendo i margini di guadagno, hanno sconsigliato non pochi giovani ad aprire un’attività imprenditoriale. E c’è certamente anche da verificare la qualità e la quantità degli incentivi, sia a livello nazionale che nelle regioni. Ma la battaglia sulla propensione imprenditoriale dei giovani è anche culturale e di qualità dei servizi di supporto, tutoraggio, accompagnamento, manageriali. Credo che, a pieno titolo, in Umbria la partita dell’imprenditorialità giovanile vada inscritta in un pacchetto organico di misure a favore dei giovani sui quali deve condensare l’impegno di tutte le Istituzioni ed Enti.“