Una affollata manifestazione in difesa della sanità pubblica si è svolta oggi pomeriggio a Terni. Organizzato da Cgil, Cisl e Uil, un corteo ha attraversato le vie del centro per sostare, in viale della stazione, sotto Palazzo Bazzani, sede della prefettura. Una delegazione sindacale è stata ricevuta dal prefetto.
“Lunghe liste di attesa e disservizi, la manifestazione di oggi – ha detto Claudio Cipolla segretario della Cgil di Terni – serve a denunciare queste criticità che ci sono. Sulla sanità regione – ha aggiunto Cipolla – occorre cambiare politica. E’ necessario investire nei servizi territoriali, realizzare le case della salute, le case di comunità, implementare la rete dei medici di medicina generale, tuto questo per fare una prevenzione seria ed evitare che gli ospedali diventino un luogo dove si riservano tutte le problematiche della sanità. Servono investimenti sulle strutture (ospedale di Orvieto, ospedale Narni-Amelia, ospedale di Terni) e sul personale perché il personale è quello che realmente qualifica il servizio sanitario”.
“Oggi vogliamo aprire un focus sulla sanità di Terni – ha detto Riccardo Marcelli segretario regionale della Cisl – abbiamo delle liste di attesa lunghissime, oltre 35 mila prestazioni devono essere soddisfatte, abbiamo problemi con gli ospedali di Orvieto e di Narni-Amelia ma oggi cominciamo la battaglia di tutte le battaglie, quella relativa alla costruzione del nuovo ospedale di Terni”.
“Manifestiamo il nostro dissenso per una sanità che viene, purtroppo, di volta in volta smembrata – ha detto Fabio Benedetti segretario regionale della Uil – una sanità ternana che non risponde più alle esigenze del cittadino e che deve funzionare a tutti i costi. La sanità – ha aggiunto Benedetti – la vogliamo come la conoscevamo qualche anno fa. L’ospedale di Terni era un fiore all’occhiello sanità nazionale, osi qualifica solo per la medio-bassa specializzazione, abbiamo liste di attesa lunghissime, prestazioni che vengono rimandate di volta in volta, alcune diagnosi non sono prenotabili. Questo significa che se una persona ha problemi di salute in questa città rischia di non potersi curare se non nel privato, questa è una cosa che noi, come parti sociali, non possiamo permettere”.