“Che cos’è oggi la città per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città.” Queste le parole di Calvino ad una conferenza alla Columbia University di New York nel 1983, parlando del suo romanzo “Le città invisibili”. Romanzo che termina con l’invito alla ricerca di ciò che non è inferno dentro “l’inferno che abitiamo tutti i giorni”. E con questo intento il coordinamento di Nuovi Percorsi ha organizzato una conferenza, venerdì 19 maggio alle ore 18 a Palazzo Gazzoli, sul tema “Terni, la città invisibile – da Leonardo da Vinci al futuro del Grand Tour” Prospettive di riqualificazione culturale e turistica. Sono stati invitati lo storico dell’arte Luca Tomio, Massimiliano Nuccio docente in economia e management dell’arte e dei beni culturali presso le Università Bocconi di Milano e Università degli Studi di Torino e Sebastiano Torlini responsabile dei Beni Culturali del Comune di Ferentillo. Saranno analizzate alcune opportunità di riqualificazione culturale e turistica per i territori ternani e della Valnerina, partendo dalla scoperta del disegno della Cascata delle Marmore di Leonardo da Vinci fino a riscoprire i territori che hanno caratterizzato il Grand Tour e che hanno reso Terni, Narni e la Valnerina famosi in tutta Europa.
Per la maggior parte dei suoi abitanti Terni è una città decisamente poco attrattiva, sono in molti a definirla morta, sporca e brutta. Eppure di cose belle ce ne sono anche qui, magari poco evidenti, un po’ nascoste, per nulla valorizzate. Abbiamo importanti resti archeologici come l’anti teatro romano, l’antica cinta muraria, la torre Barbarasa, le varie chiese, i palazzi nobili, quelli di Mario Ridolfi, i monumenti di archeologia industriale come la Pressa, l’obelisco di Arnaldo Pomodoro e poi ci sono il lago di Piediluco, Carsulae, la Cascata delle Marmore. E a proposito di quest’ultima, la scoperta dello storico dell’arte Luca Tomio è veramente straordinaria: in un disegno di Leonardo Da Vinci che risale al 5 agosto 1473 è raffigurato il grande salto, il vicino castello di Papigno e la valle ternana. Ciò a testimonianza della presenza del genio toscano dalle nostre parti. Scoperta che ha suscitato le “ire” di qualche luminare toscani è l’indifferenza, se non addirittura “ostilità” di alcuni ternani. La notizia sarebbe dovuta essere deflagrante come una bomba, cavalcata fino all’inverosimile, pubblicizzata a tamburo battente. Invece? Invece nulla, è praticamente rimasta li come lettera morta. E non si può accampare la scusa della necessità di finanziamenti impossibili per le povere casse delle istituzioni locali: la famosa immagine è stata concessa dal gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria degli Uffizi di Firenze a titolo gratuito tramite l’Archivio di Stato di Terni. Da subito il direttore della ricerca scientifica del Ministero Francesco Scoppola e il critico Vittorio Sgarbi hanno dato pieno sostegno alla scoperta di Tomio che non ha esitato a ripulire, lui stesso, l’area individuata quale punto di osservazione di Leonardo per la realizzazione del disegno. La domanda, quindi sorge spontanea: perché non si è usata questa scoperta come volano cultural-turistico? Si tratta di incapacità o mancata volontà?
Tomio, intanto, sta portando avanti le sue ricerche, un lavoro che, se opportunamente supportato, potrebbe avere dei risvolti veramente interessanti.
E se la presenza di Leonardo nel territorio ternano non fosse stata di tipo “turistico” ma legata a studi di idraulica? Si potrebbero veramente aprire scenari inimmaginabili.