La crisi del PD vista dal di dentro. Dopo anni di governo si ritrova all’opposizione , a Roma come a Terni.
Come riemergere da questa delicatissima situazione.
L’opinione di Leonardo Patalocco, che fa riferimento alla situazione nazionale (ma che è riconducibile a quella locale) che fa parte del gruppo dei “nativi democratici” ed è membro dell’assemblea comunale del PD.
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Dopo 80 giorni molto travagliati, abbiamo assistito a un passaggio storico nella vita politica del nostro paese,
la nascita del nuovo governo a trazione Lega-Movimento 5 stelle che rappresenta una novità per l’Italia in quanto espressione di due movimenti che vanno in una direzione diversa da quella seguita dagli ultimi esecutivi nazionali e che prevedono provvedimenti di altra natura rispetto a quanto prospettato e messo in campo dalle forze politiche negli anni scorsi.
Tra questi ultimi basti ricordare la Flat Tax, il reddito di cittadinanza, la legge sulla legittima difesa e la revisione della legge Fornero fino ad una nuova visione dell’Europa (e del ruolo dell’Italia all’interno di essa) che aprono prospettive di altro tipo rispetto al passato e che ciascuno può giudicare liberamente secondo il proprio punto di vista.
Il senso di questo mio intervento è però rivolto al ruolo che secondo me dovrebbe avere il PD in questa fase, un ruolo che lo vede all’opposizione e che gli consegna una grande responsabilità, cioè quella di vigilare su quanto accade in parlamento nell’interesse dei cittadini e di creare proposte alternative che integrino e arricchiscano il dibattito parlamentare.
Quello che purtroppo però il Partito Democratico sta facendo in questa prima fase è rivolto solo ed esclusivamente ad una pratica di dubbio gusto: l’attacco all’avversario politico. Sono ripetuti i giudizi negativi e le riflessioni volte a sottolineare quanto i futuri provvedimenti di questo esecutivo vadano nella direzione sbagliata, siano pericolosi per l’unità nazionale e per la tenuta dei nostri valori costituzionali e siano quindi non certo di buon auspicio per il futuro.
Ecco quello che io vorrei è che il mio partito la smettesse di praticare questa strategia del discredito dell’avversario e si concentri invece su sé stesso, perché il primo compito del PD in questa fase deve essere quello di fare una severa autocritica e di gettare le basi per una riforma di un partito che purtroppo ha perso per strada molte delle sue pratiche e dei suoi principi fondativi e non è riuscito a farsi guida di un grande progetto riformista di centro sinistra a tutti i livelli. La stagione di governo che lo ha visto protagonista ha prodotto provvedimenti di sicuro progresso sul piano dei diritti civili e della buona pratica politica di prendere decisioni e di abbandonare l’immobilismo cui eravamo abituati, ma lo ha anche visto protagonista di politiche discutibili che non hanno sortito i benefici sperati e che andrebbero corrette (ad esempio il Jobs Act) perchè non solo non hanno risolto i problemi ma hanno avuto come unico risultato quello di allontanarlo dalle classi piu’ deboli del paese rendendolo il partito delle èlite.
Su questo si concentri il PD: metta in piedi un congresso costituente che ne ridefinisca i valori e ne posizioni l’asse nel campo del centrosinistra, che lo renda capace di ascoltare tutti gli attori economici e sociali della nostra comunità (dal mondo delle imprese al mondo della cultura e del volontariato) e che lo riporti vicino ai lavoratori e vicino alle classi piu’ deboli del paese, torni ad essere un partito inclusivo e aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori e si faccia promotore di un grande movimento che trovi respiro nei valori storici del centrosinistra italiano e nei valori propri di un grande partito riformista realizzando finalmente quella “nuova stagione” di cui parlava nel 2007, anno della sua fondazione.
Il governo a guida Lega-5stelle saranno i cittadini a giudicarlo per quello che sarà in grado di fare per loro e per il paese, il PD adesso ha il compito di costruire un’alternativa forte e credibile che non può reggersi esclusivamente sulla perenne critica all’avversario politico.