Ciò che è già accaduto per l’acciaio al carbonio sta succedendo nel comparto dell’inox: il peso dell’Europa nel mondo si sta sensibilmente ridimensionando. La sua quota globale per volumi è passata dal 17% del 2015 al 10% del 2023. «Siamo sui minimi produttivi dell’ultimo decennio. Ciò, sommato al calo prima dell’export, poi dell’import e del consumo interno, è sinonimo di crisi», ha analizzato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari.
Nel webinar di siderweb che si è tenuto questa mattina, dal titolo “Inox: dove va il mercato?”, si è fatto il punto anche sul comparto nazionale dell’acciaio inossidabile. «Il mercato è debole e i prezzi stanno tenendo più su spinta dei costi che della domanda», ha sottolineato Ferrari. Nel 2023 la bilancia commerciale con i Paesi extra Ue è stata negativa (-249mila tonnellate), quasi totalmente appannaggio dei prodotti piani (-259mila tonnellate) e del rottame (-65mila tonnellate). L’Italia è invece esportatrice netta di lingotti, vergella e barre. Si tratta però di «un dato “dopato” dal fatto che nel 2023 è sceso di quasi il 50% l’import da Paesi terzi, confermando la debolezza del mercato interno», ha sottolineato Ferrari.
Il commercio italiano di acciaio inox con i Paesi extra Ue
(2023; in migliaia di tonnellate; fonte: Eurostat)
Quanto ai prezzi dell’inox sul mercato nazionale, lo Stainless Steel Index (l’indice di siderweb che condensa l’andamento dei prodotti finiti in acciaio inox in Italia) è in calo pressoché costante dai massimi toccati nel 2022. «Tuttavia, le quotazioni – ha detto Ferrari – restano ancora superiori alla media degli anni precedenti di qualche centinaio di euro alla tonnellata».
PRODUZIONE – Secondo i dati diffusi dalla worldstainless, nel 2023 la produzione mondiale di acciaio inox è salita del 4,6% rispetto all’anno prima, arrivando a 58,4 milioni di tonnellate. Nel 2022, la bilancia si era fermata a 55,8 milioni; nel 2021 erano stati sfornati 58,3 milioni. Si è dunque tornati, lo scorso anno, sui livelli del rimbalzo post-Covid. «Sono due i Paesi che stanno spingendo, gli unici che negli ultimi 6 anni hanno avuto il segno più: Cina e Indonesia – ha evidenziato Ferrari –. Il resto del mondo viaggia tra lo stabile e il ribasso».