Nata come opera d’arte da esporre per una ventina di giorni, è diventata punto di raccoglimento e di preghiera per molti fedeli. La “Croce del Cristo risorto” di Lauretta Barcaroli, posizionata nella cappella dell’Ausiliatrice della chiesa di San Francesco, è stata creata proprio per quello spazio nell’ambito del CavourArt Festival del 2023 e da allora, come dice l’artista «è entrata con sentimenti di stupore, emozione e commozione nel cuore di moltissimi fedeli e visitatori».
E da lì non sarà più tolta. L’artista, in verità, non pensava di donare un’opera di tale dimensione, ma davanti a questa forma di religiosità e nello stesso tempo di grande plauso da parte dei fedeli, di grande partecipazione e commozione, non se l’è sentita di smontarla e portarla via, ma è entrata nell’ordine di idee di lasciarla.
«Tutti mi dicevano quanto è bella, qui deve rimanere, è il suo posto». Così «è stato naturale pensare di proporre che l’opera restasse in permanenza in quella cappella dove effettivamente è di casa – ha detto il direttore artistico Franco Profili – perché ha avuto un riscontro di pubblico, una qualità di risposta che non è affatto scontata». «All’epoca abbiamo lasciato un libro delle firme davanti alla Croce – aggiunge Barcaroli – e vi abbiamo trovato tanti messaggi, non solo di apprezzamento, ma anche di preghiera e noi ci siamo sentiti emotivamente coinvolti».
Quindi Franco Profili, che nel frattempo ha chiuso il CavourArt Festival dando vita a Cau Cantiere di Arti Urbane festival a cura delle associazioni Tempus Vitae e ArteM mantenendone la direzione artistica, ha avviato il processo di donazione. A seguito del confronto con il parroco di San Francesco don Carlo Zucchetti, con la comunità di salesiani cui la chiesa è affidata e con don Claudio Bosi responsabile dei Beni culturali della diocesi di Terni-Narni-Amelia si è ora giunti ad ufficializzare la donazione del manufatto.
«È molto bella, veramente bella – ha commentato don Claudio – un’opera semplice, essenziale ma molto bella, ha un valore artistico innato, proprio connaturato a chi l’ha pensata. Poi è un’opera che si adatta pienamente al luogo in cui è stata posta e questo è un altro elemento notevole di per sé».
La “Croce del Cristo risorto” è composta da undici formelle (tecnica mista su tela, colori acrilici, pigmenti, gessi, carta, colle) di 30×30 centimetri, dipinte durante il periodo della pandemia per il ciclo pittorico “Ogni possibile mondo”. «In questa opera – spiega l’artista – la materia è un elemento formale e sostanziale di notevole rilevanza. La superficie è scabra, segnata da impronte lasciate da oggetti o da stoffe, che rimandano a sudari e ad umili resti di vita quotidiana, da tagli, graffi, incisioni». Ed è suggestivo l’assemblamento delle formelle che hanno dato vita alla Croce.
«È venuta fuori dall’alchimia di tre amici che si incontrano. Mentre due parlano – ricorda Barcaroli – un altro movimenta le formelle posizionate su un tavolo molto grande. Ad un certo punto ti giri ed hai la pelle d’oca, tutta accapponata, una cosa fortissima, era nata la “Croce del Cristo risorto”, tutto qua».
L’opera di Lauretta Barcaroli ha una solidità strutturale in costante tensione che dialoga in modo intenso con il suo contesto. La sua potenza è data da un affascinante equilibrio, dal potere evocativo, fra contenuti sociali e liriche introspettive. È una straordinaria interpretazione del misterioso e del trascendente.
“In quella Croce che è da sempre riconosciuta come testimonianza della Passione, della morte e della Risurrezione del Cristo – si legge nella della didascalia che accompagna l’opera – Lauretta Barcaroli sceglie di rappresentare la speranza dell’umanità intera”.