Sulla fine dell’alleanza Alternativa Popolare-Centrodestra interviene Raffaello Federighi Il quale sottolinea che “l’entrata nella coalizione da parte di Alternativa Popolare era finalizzata a contribuire alla vittoria del centro destra nelle elezioni regionali in Liguria, Emilia Romagna e Umbria, evidentemente con prospettive di future stabili alleanze” e che “dopo queste tornate, la coalizione di centro destra ha ritenuto opportuno non invitare ai tavoli decisionali nazionali e locali esponenti di AP, Stefano Bandecchi ne ha preso atto e determinato le inevitabili conseguenze”.
DI RAFFAELLO FEDERIGHI, CAPO DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DI STEFANO BANDECCHI, NUMERO 3 DI ALTERNATIVA POPOLARE
Recentemente Stefano Bandecchi, come Segretario Nazionale di Alternativa Popolare, ha dichiarato che la collaborazione con la coalizione di centro destra si è conclusa. Leggo interventi di esponenti politici di detta coalizione, alcuni intelligenti, altri francamente discutibili, per tale motivo ritengo utile tentare di fare chiarezza.
L’entrata nella coalizione da parte di Alternativa Popolare era finalizzata a contribuire alla vittoria del centro destra nelle elezioni regionali in Liguria, Emilia Romagna e Umbria, evidentemente con prospettive di future stabili alleanze. I fatti ci dicono che nel primo caso la collaborazione è stata positiva, nel secondo caso, per ragioni ben conosciute e storicamente asseverate, non c’è mai stata possibilità di competere, nel terzo caso i risultati, per tutti, sono stati al di sotto delle aspettative.
Dopo queste tornate, la coalizione di centro destra ha ritenuto opportuno non invitare ai tavoli decisionali nazionali e locali esponenti di AP, Stefano Bandecchi ne ha preso atto e determinato le inevitabili conseguenze. Questa la ricostruzione degli avvenimenti, al netto di fantasiosi personalismi da parte di personaggi alla disperata ricerca dei famosi cinque minuti di notorietà.
L’analisi politica e situazionale, richiede serietà e competenza, doti che non vedo diffuse. Alternativa Popolare nasce come componente del Partito Popolare Europeo, quindi è un partito di centro, certamente, ma che guarda a destra ed è comunque in antitesi ai temi fondanti della sinistra. Ove chiunque pensasse diversamente è certamente fuori luogo e sicuramente lo farà senza di me.
L’aspirazione europeista, che non prescinde dalla critica costruttiva all’interpretazione attuale delle istituzioni comunitarie, la stabile collocazione nella NATO, che non dimentica l’importanza di un credibile esercito europeo e una sua unitaria politica estera, la convinzione che il libero mercato e l’autonomia energetica sono la strada maestra, purché contemperate dalle esigenze sociali e dall’importanza di non lasciare indietro nessuno, specialmente i più fragili, l’esatta idea che ognuno deve partire con le stesse possibilità, ma che è irreale pensare che tutti possano essere uguali.
Questi temi sono nella genetica di Alternativa Popolare, oserei dire che sarebbe opportuno fossero in tutti i partiti di centro destra, i quali dovrebbero prendere le distanze dalle follie della globalizzazione e dai concetti populisti.
Appare quindi chiaro che l’intuizione politica di Bandecchi e l’opera lungimirante e discreta del Presidente Nazionale Paolo Alli fossero nel solco giusto, forse troppo illuminate e in anticipo sui tempi per essere comprese da menti piccole. Non sfuggirà tuttavia a nessuno che lo statista non guarda alle prossime elezioni, bensì si preoccupa delle prossime generazioni.
Tornando ai localismi, tanto cari a qualcuno che evidentemente ritiene Londra o anche Milano località appartenenti al terzo anello di Saturno, gli stessi che sono convinti che per andare a Firenze occorra il passaporto, rammento che a Terni la vittoria di Alternativa Popolare è stata facilitata dal suicidio politico del centro destra (il quale non ricandidò l’uscente Sindaco Latini e rifiutò la candidatura unitaria di Stefano Bandecchi). Identica storia per le elezioni comunali a Perugia e per le elezioni regionali in Umbria, tutti eventi nei quali il solipsismo di isolati personaggi ha impedito una collaborazione fattiva, provocando emorragie di voti e sconfitte in successione catastrofica, eventi per i quali mi stupisco che molti dei responsabili sono ancora ai loro posti.
Questi i fatti, cari amici del centro destra, mi permetto, con rispetto, di chiamarvi così, poiché sono note le mie convinzioni, possiamo continuare a scavare solchi e a prenderci a pesci in faccia, ma la politica non dovrebbe prevedere muri, bensì ponti, poiché essa non si fa con i risentimenti, ma con le idee, la capacità e la dedizione.
Guardatevi intorno, rispetto al resto dell’Italia, ma anche dei contesti internazionali, siamo in completa controtendenza, stiamo riconsegnando le nostre comunità e le Istituzioni a una sinistra che la storia ha sconfitto, che la stessa logica dovrebbe considerare come un animale preistorico, risuscitato da un’ingegneria politica mostruosa, basata solo sul potere e il denaro dei soliti pochi e noti, che pascolano su infinite rovine da loro stessi create.
Abbiamo commesso errori, noi forse per inesperienza, voi per eccesso di sicurezza, abbiamo sprecato un’occasione, probabilmente non si ripresenterà, ma occorre impegnarsi perché un domani accada di nuovo, in silenzio, senza rancori, coltivando la speranza, coscienti che stiamo giocando con il futuro dei nostri concittadini, gente normale, che lavora e vorrebbe non essere angariata dalle Istituzioni, che è molto lontana dall’io ipertrofico di chi sconosce il noi che dovrebbe guidare chiunque ritiene che l’impegno istituzionale sia un servizio e non un privilegio.
Dobbiamo parlare ai cittadini, dobbiamo essere vicini a loro e illustrare cosa vorremmo fare a loro vantaggio, perché non interessa niente chi ha ragione o torto nelle dispute da pollaio il cui esito è solo quello di creare disastri.
Come soldato per tanti anni e ancora nel fondo del mio cuore, sono inevitabilmente un’ottimista, continuo a vedere bicchieri pieni a metà e a considerare le battute d’arresto come un’opportunità per un nuovo inizio, mi auguro di non essere solo e non m’interessa se Sparta e Atene entrambe hanno poco da ridere, vorrei solamente che a sorridere fossero i cittadini.