Come se non bastasse la prospettiva più che concreta di andare incontro a una debacle storica alle prossime elezioni anticipate, il Partito Democratico dell’Umbria continua nell’opera autodistruttiva di dividersi al suo interno. E “dividersi” è un eufemismo.
A quella che si definisce “la maggioranza” del partito non basta il fatto che la Commissione di controllo e garanzia del partito abbia convalidato la decisione del commissariamento dell’assemblea regionale, ora passa alle carte bollate. Chiederà insomma a un tribunale se la decisione di commissariare l’assemblea è legittima.
Le diatribe che stanno azzerando il PD umbro, dunque, finiranno in aula di tribunale.
La maggioranza Marinian-Bocciana sostiene che il “commissariamento dell’assemblea è un atto portato avanti con metodi e argomenti pretestuosi che sembra evidenziare una paura di dialogo che serpeggia nel nostro partito.”
“La comunità democratica dell’Umbria – aggiungono – è stata privata di un luogo che poteva essere quello più consono al dialogo e alla elaborazione di una linea comune che potesse condurci alle prossime elezioni regionali. Si è preferito glissare, minimizzare o alzare le spalle attraverso un atteggiamento di grave arroganza e cecità che non si confà a chi predica unità, coesione, collaborazione.”
La maggioranza dei 104 ritiene il commissariamento dell’assemblea regionale un atto “sbagliato e irresponsabile.”
Un partito così lacerato non va da nessuna parte e alla fine non ci sarà niente per nessuno. Nemmeno uno strapuntino nel nuovo consiglio regionale su cui mettere le mani. Dividersi su questo è avvilente. Ma questo è.