DI DANILO SERGIO PIRRO
Nel dibattito sull’attribuzione del paesaggio dipinto dal Leonardo da Vinci, datato 5 Agosto 1473, che dovrebbe secondo recenti teorie rappresentare la valle di Terni, bisognerebbe porsi la domanda sulla vera natura dell’arte leonardesca. Un’arte “fatta di scienza” e non di mera imitazione naturalistica , in un percorso quasi di “protovedutismo”.
Leonardo è un grande scienziato del suo tempo, al quale non può essere applicata, nella sua lettura e interpretazione, la rigidità del metodo scientifico moderno, perché il mondo di Leonardo è ancora un mondo di transizione fra Medioevo e Rinascimento, in cui la metafisica è ancora fortemente influente sul pensiero, sulla cultura e dunque sull’arte.
Nella Firenze della metà del Quattrocento è in atto una rivoluzione culturale, e al centro di questa rivoluzione c’è il neoplatonismo di Marsilio Ficino. Nel capoluogo toscano vengono accolti, dalla illuminata Signoria dei Medici: filosofi, studiosi e religiosi, fuggiti da Costantinopoli, dopo la caduta nel 1453 ad opera dei Turchi-Ottomani dell’Impero Romano d’Oriente.
I dotti d’Oriente hanno portato a Firenze una sapienza intatta, i testi greci dei principali filosofi non riadattati, non riletti in senso cristiano, ma originali. Tra cui il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto, tradotto dallo stesso Ficino, che ha influenzato con i propri simbolismi e il suo misticismo paganeggiante, tutta l’arte del primo Rinascimento. Uno dei “manifesti” di quest’arte profondamente legata alla cultura neoplatonica, è la “Cavalcata dei Magi” di Benozzo Gozzoli, del 1459, dipinta a Palazzo Medici Riccardi .
Il Leonardo da Vinci era vicino a Tommaso Benci, traduttore del Pimandro, uno dei testi fondamentali della dottrina ermetica; collaborava con Luca Pacioli, autore del De divina proportione (c.d.Sezione Aurea ) e quasi certamente lesse la Theologia platonica di Marsilio Ficino . Nel pensiero vinciano sono ben presenti e forti i concetti della filosofia neoplatonica che affermava, tra l’altro, l’unità ontologica di cosmo e uomo, in quanto creazioni della divinità. Allo stesso tempo Leonardo era alla ricerca della prova, della valutazione empirica dei fenomeni; siamo ancora lontani dall’”invenzione” del metodo scientifico, ma sicuramente Leonardo ne è un anticipatore.
“L’empirismo leonardesco” lo porta ad affiancare alla prospettiva tradizionale matematica, quella cosiddetta cromatica, ovvero le variazioni di colore degli oggetti, degli elementi del paesaggio sotto la luce naturale nel tempo e nello spazio.
E su questa idea “d’approccio scientifico all’arte” che durante il convegno su “i paesaggi disegnati” al “Salone del restauro di Firenze” , dello scorso 16 Maggio 2018, si è incentrato l’intervento della dott.ssa Marzia Faietti, funzionaria del “Gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie degli Uffizi” ,la quale ha affermato che :
[…] Il disegno ‘8P’ di Leonardo (quello cosiddetto della Cascata delle Marmore) è un manifesto programmatico che riassume il senso di una ricerca solitaria, diversa, alternativa. Leonardo nei suoi disegni vuole ritrarre ciò che esiste nella realtà e suggerire ciò che si percepisce di quella realtà.
Il prof. Alessandro Vezzosi, direttore del “Museo ideale di Leonardo da Vinci”, avendo come riferimento quello di un Leonardo acuto osservatore della natura, nel medesimo convegno ha affermato riferendosi al cosiddetto paesaggio della Cascata delle Marmore:
[…] Torniamo al Paesaggio del 1473 e confrontiamolo con la carta 12685 di Leonardo nella Biblioteca Reale di Windsor.
Vi riconosciamo la stessa zona del Paesaggio del 1473: un percorso che culmina col traguardo visivo del colle di Monsummano, sempre in evidenza.
Nel Paesaggio artistico del 1473 e nel progetto idrografico 12685 Leonardo delinea lo stesso reticolo geometrico dei terreni e delle colmate, che ancora oggi si intravedono nel Padule di Fucecchio.
Dopo tante altre immagini, infine due dettagli ci aiutano a concludere con un’affermazione di ragionevole certezza. Io amo in genere lasciare aperta la finestra del dubbio e ragionare per ipotesi.
Ma qui non vi è dubbio che questi particolari del disegno del 1473 e del foglio 12685 per la deviazione dell’Arno raffigurano lo stesso territorio con lo stesso colle conico.
Nel disegno del progetto, Leonardo lo identifica scrivendoci proprio sopra “Monsomano”, oggi Monsummano (il Monte Sommano in antico).
È Leonardo stesso quindi che ci consente di identificare l’elemento principale di riferimento nel Paesaggio del 1473, che è evidentemente la terra natale di Leonardo: la Valdinievole con il Padule di Fucecchio nei dintorni di Vinci.
E’ in questo doppio livello di lettura, quindi, che andrebbe interpretata l’opera giovanile di Leonardo del “paesaggio con cascata” del 1473, in un percorso di rinascita delle arti, del sapere, dell’architettura, che si chiama Rinascimento italiano.