La Procura di Siena vuole fare piena luce sul terribile tamponamento a catena accaduto venerdì 17 giugno scorso lungo l’Autostrada A1, all’altezza del km 414, tra Fabro e Chiusi nel territorio comunale di Cetona, costato la vita a Serena Ursillo, di appena 37 anni, e all’amica Enrica Macci , di 49 anni , nonché il ferimento di diverse altre persone.
Il Pubblico Ministero Nicolò Ludovici ha aperto un procedimento penale per il reato di omicidio stradale, con l’aggravante di aver causato la morte di più persone, a carico del conducente del mezzo pesante che ha innescato l’inferno, si tratta di A. E., 42 anni, di origini tunisine ma residente a Caltagirone, in provincia di Catania.
Data la complessità del sinistro, che ha coinvolto più veicoli, il magistrato nei giorni scorsi ha inoltre ritenuto opportuno disporre anche un accertamento tecnico non ripetibile per ricostruirne nel dettaglio la dinamica, le causa e le responsabilità: l’incarico di effettuare la perizia cinematica sarà conferito il 12 luglio a Dario Vangi, docente al dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze.
Il tragico destino di Serena ha destato profonda commozione, sia a Sant’Angelo Romano, in provincia di Roma, il paese di cui era originaria e dove abitano il padre e la madre, sia a Montecampano di Amelia (in provincia di Terni), dove risiedeva da ormai diversi anni dedicando tutta se stessa ai suoi allievi: insegnava batteria alla Musical Academy di Terni e, dopo aver giocato a lungo, era anche allenatrice di pallavolo della società Amerina seguendone il settore giovanile.
Quel “maledetto” venerdì 17 la trentasettenne e l’amica Enrica Macci, originaria di Tivoli ma residente a Montefranco (sempre in provincia di Terni) psicologa dello sport, si stavano recando a Chianciano proprio per seguire un corso di qualificazione per allenatori di volley, quando la Fiat Panda condotta dalla Macci, e in cui Serena Ursillo era trasportata, è stata tamponata con violenza dal camion guidato dall’indagato ed è rimasta schiacciata tra quest’ultimo e il tir che la precedeva: per le due incolpevoli donne non c’è stato, purtroppo, nulla da fare.