La procura generale di Perugia ricorre per Cassazione contro la sentenza di assoluzione “perché i fatti non sussistono” della Corte d’appello nei confronti di quattro imputati, tra cui un assessore del Comune di Montecastrilli, accusati a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione, chiedendo l’annullamento della pronuncia di secondo grado.
Secondo la vicenda ricostruita dal tribunale di Terni, che aveva portato in primo grado alla condanna degli imputati – ricorda la stessa procura generale in un comunicato – i quattro, in concorso tra loro e con mezzi fraudolenti, erano riusciti a far aggiudicare l’appalto dei servizi di riscaldamento del Comune di Montecastrilli alla società di cui due degli imputati erano rappresentanti. Fatti che risalgono al 2014.
Nel ricorso della procura generale viene “censurato” in particolare l’apparato logico argomentativo che ha condotto la Corte a ribaltare completamente la sentenza di condanna.
Secondo l’Ufficio guidato da Sergio Sottani la sentenza di assoluzione non terrebbe in alcun conto quanto emerso dall’istruttoria dibattimentale, in particolare le dichiarazioni dei testimoni e di un imputato oltre che i documenti acquisiti, più precisamente uno rinvenuto nel computer di un imputato, oltre alle intercettazioni telefoniche.
Tutti elementi dai quali per la procura generale risulterebbero elargiti dai responsabili della società ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, regali, promesse di denaro, sponsorizzazioni di sagre, in cambio di un favorevole esito della gara di appalto.
Un risultato questo che – in base alla ricostruzione accusatoria – sarebbe stato festeggiato dai quattro imputati con una cena.
Con “l’articolata impugnazione” presentata dalla procura generale – si legge ancora nella nota – si contestano altresì al giudice di secondo grado errori interpretativi ed omissioni nella motivazione e si chiede quindi l’annullamento della sentenza di assoluzione.