Terni non è un’anomalia. Un conto è il rispetto delle vocazione di un territorio, un altro è considerare un’area dell’Umbria come un qualcosa avulso dal sistema umbro, dall’immagine che l’Umbria ha acquisito nei decenni come terra della bella natura e dei paesaggi, terra di cultura e ricca di opere d’arte, di testimonianze del passato, come polo di attrazione turistica. E’ per questo che Donatella Tesei, presidente della giunta regionale dell’Umbria, nella sua prima visita “pastorale” nella parte sud del “cuore verde d’Italia” dice: “Lo sappiamo benissimo che Terni significa industria, conosciamo il peso che questa industria ha sull’economia dell’intera regione e ci adopereremo perché questa vocazione industriale diventi quella che era negli anni trascorsi. Ma sappiamo anche che Terni non può non cercare altri settori economici di sviluppo che sono propri dell’Umbria. Il turismo, la cultura, le opere d’arte”.
La novità sta tutta qui. E non è da poco. Specialmente se a sentir dire queste cose c’è gente come i ternani, gli abitanti di una città che – come ha sottolineato il vescovo Giuseppe Piemontese in un fugace irruzione – “si sente messa da parte rispetto a Perugia”. Non si avventura oltre, il vescovo, non si spinge cioè a commentare se a suo parere ciò avviene a ragione o a torto. Tanto è inutile stare a recriminare su quello che è stato. Meglio pensare a quel che sarà. “E – ancora il vescovo- che traspaia questa idea che Terni in Umbria ha la stessa importanza delle altre città”. Si potrebbe interpretare anche come: fatti, non chiacchiere.
Per ora di fatti ce ne sono pochi, ma d’altra parte cosa attendersi da qualche settimana di nuovo governo regionale? Certo è che a memoria recente non si ricorda una discesa da Perugia verso Terni dell’amministrazione regionale al completo. E’ successo, semmai, nel caso di qualche emergenza occupazionale.
Donatella Tesei, e i suoi assessori, hanno dedicato una giornata alle problematiche del lembo meridionale, con la presidente che per l’occasione ha anche rispolverato una “espressione geografica” che da tempo non si sentiva: la Valnerina ternana. Lo ha fatto, intendiamoci, più che altro per sottolineare che il problema dei problemi per l’Umbria di inizio 2020 è quello della ricostruzione dopo il terremoto del 2016/2017. Ma l’effetto è anche quello di un invito ad unificare il sentire di tutta l’Umbria, Terni compresa visto che ne è parte. “Ognuno dev’essere soggetto attivo e partecipante – ha detto la presidente – ognuno può dare del suo per far crescere questa collettività, per affrontarne i problemi”. Il lavoro, l’economia al centro del discorso. Ampio comunque e che comprende la questione infrastrutture, i trasporti, lo sviluppo se non subito il progresso. E i collegamenti veloci con Roma, un tema caro al sindaco di Terni Latini. Il che significa dopo anni ed anni di tentennamenti un segnale preciso di apertura verso la Capitale, verso l’economia della più grande area industriale d’Italia – almeno fino a pochi anni fa.
Ne risulta un’Umbria “a trazione integrale”, dove non dovrebbero esistere mosche cocchiere, aree “metropolitane” e “terre d’oltremare”, né forze centripete pronte a drenare linfa dal resto del territorio. Con una classe politica che vada oltre le questioni, i giochi, le guerre di potere ma tenga d’occhio l’intero territorio “di competenza” considerato come un unico blocco che se avanza, avanza tutto insieme e comunque mai anteponendo interessi locali a quelli generali.
Questa la teoria che traspare dalle parole che Donatella Tesei ha rivolto, a Terni, ai rappresentanti dell’opinione pubblica. Mettere in pratica la teoria non è una quisquilia. Si vedrà giorno dopo giorno, nel corso di un confronto che l’amministrazione regionale assicura sarà costante anche con il Sud dell’Umbria. Il tempo dirà. Per intanto c’è un concetto a cui affidare una guardinga e vigile fiducia: Terni in Umbria non può essere un’anomalia. Non più.