Entra nel vivo l’appuntamento narnese del Festival della sociologia, unico in Italia per dimensione, approfondimenti e partecipazione dei big della sociologia e per dare un’occasione di dialogare con le scienze sociali, confrontandole con le altre discipline. Intanto la novità: l’appuntamento è stato programmato totalmente in presenza, con tutte la precauzioni del caso, ma in presenza, un segno di coraggio. Tutti insieme, analizza l’impatto che la pandemia ha portato nella nostra società. Scelta coraggiosa.
C’era anche da assegnare il “Premio Vilfredo Pareto per la Sociologia” che è andato ex-equo, dopo varie ore di camera di consiglio del Comitato Scientifico, alle due ricercatrici Alice Scavarda dell’università di Torino e Laura Guercio dell’università di Perugia.
“Questa è una bell’opportunità soprattutto per i ragazzi – dichiarano dall’organizzazione – che si cimentano con questa scienza. Hanno la possibilità di approfondire i loro studi sul campo, confrontarsi con i più grandi sociologi di fama internazionale approfondendo gli studi di Sociologia in un contesto informale dal forte valore culturale”.
A Narni si sta discutendo del ripensamento sulla prossima idea di società quindi, anche a partire dalle riflessioni che la pandemia ha quasi imposto a questa disciplina scientifica, che sempre di più mira a diventare “pubblica e socialmente utile”.
Un’occasione di ricostruire i legami sociali, già messi a dura prova dalla nascita dei nuovi sistemi di comunicazione e ulteriormente indeboliti dall’esigenza di isolamento sociale che le norme anti contagio hanno imposto, visto il perdurare dell’emergenza sanitaria, e anche un’occasione per ripensare la scuola, l’università, e il futuro di giovani e famiglia.
Come sostiene Michael Burawoy, la sociologia deve mirare a fornire al pubblico gli strumenti conoscitivi necessari per interpretare i fenomeni sociali, un sapere che non si ferma alla pura astrazione teorica, ma che diventa pratico e concreto, che si misura con questioni di rilevante impatto politico e pubblico, non per spiegare cos’è o cos’era la società, ma cosa potrebbe essere, o diventare.
Presente anche il “Robot Nao” dell’Università degli Studi di Torino. “Nao” possiede un linguaggio naturale ed è in grado di riconoscere il volto delle persone, rilevarne l’età, risponde ai comandi vocali e sopratutto coglie le emozioni nel viso delle persone: felicità, paura, tristezza e altro ancora.
“Nao” ha indirizzato ai presenti un saluto nell’apertura dell’evento “La sociologia in pubblico. Settant’anni dei Quaderni di Sociologia” e sarà presente anche Sabato 9 Ottobre al panel “Social robot e riduzione delle diseguaglianze sociali”.
Importante spazio per la responsabilità sociale allo sviluppo sostenibile: le lectiones magistralis di De Rita e Profumo.
Giuseppe de Rita Presidente Censis ha portato la sua esperienza di ricercatore sul campo – anche se ci tiene a precisarlo non è mai stato un accademico – approfondendo il tema della “Responsabilità sociale della Sociologia”, Francesco Profumo Presidente Acri e già ministro, invece, ha parlato di “Un approccio olistico al tema dello sviluppo sostenibile”
“Ho fatto però il mestiere di ricercatore sociale dal 55 – ha dichiarato De Rita – e ho vissuto sempre la ricerca sociale come momento di responsabilità. Un momento di conoscenza da parte del ricercatore, momento di autocoscienza da parte della comunità in cui si svolge l’indagine, momento di autoregolazione della comunità stessa per cercare nuovi traguardi e per perseguirli. Quindi io ho questo vizio diciamo così di aver cominciato proprio a vedere la sociologia al servizio della società al servizio dei processi sociali. Mai un’osservazione dall’esterno mai una capacità di distacco, ma sempre dentro con una responsabilità piena”.
Tanti gli applausi hanno accompagnato la sua uscita dal palco del Teatro comunale e contestualmente l’entrata di un altro big: il Presidente ACRI Francesco Profumo che ha esordito dicendo “Il mio obiettivo è portare l’attenzione sul fatto che le grandi sfide che l’umanità si troverà di fronte nei prossimi anni dovranno necessariamente essere affrontate con un approccio di ampio respiro. Nei suoi 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile l’Onu ha combinato la questione climatica ambientale con aspetti prettamente sociali. Lotta alla povertà istruzione giustizia parità di genere vita nelle città e lavoro. L’insieme di questi obiettivi declina lo scenario di un pianeta in cui l’uomo si prende cura della qualità della vita proprio di tutti senza scaricarne il costo sull’ecosistema e sulle generazioni future. Il modello di sviluppo adottato dall’umanità a partire dal secolo scorso ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti”.