L’affascinante, cruenta e avventurosa vicenda della famiglia Trinci coincide con il periodo di maggior splendore e gloria di Foligno. Sotto la guida spregiudicata e ambiziosa di questo casato di condottieri e abili diplomatici, la città divenne il centro di una piccola, ma ricca e bellicosa Signoria che si destreggiò con successo nel confronto con le altre potenze dell’Italia centrale.
E’ il tema del saggio di Federica Ferretti “I Trinci, la famiglia che rese grande Foligno”, secondo volume dopo quello sui Farnese nella collana che la casa editrice Intermedia Edizioni dedica alle grandi famiglie.
Dopo aver abbracciato la causa guelfa ed aver cacciato dal potere i ghibellini Anastasi, Nallo Trinci fu il capostipite di una dinastia destinata ad esercitare il proprio dominio su un territorio piuttosto esteso, dal 1305 fino al 1439. In una sequenza incalzante di guerre, intrighi di palazzo, congiure, manovre politiche condotte con spericolata destrezza all’ombra del Papato, scandali sessuali e sanguinose vendette, l’apogeo dei Trinci fu anche all’insegna del mecenatismo artistico come testimonia ancora oggi l’omonimo e splendido palazzo nel centro della città. Fu grazie a Corrado che nacque anche la prima fiera a cui si deve la vocazione commerciale di Foligno, dovuta alla sua posizione di crocevia tra Adriatico e Tirreno. A porre fine a 124 anni di potere familiare, fu il papa Eugenio IV il cui disegno di ricomposizione politica del Patrimonio di san Pietro non era più compatibile con la presenza in un territorio tanto importante di quella Signoria. Nel corso di questa straordinaria parabola dinastica, Foligno ospitò alcuni tra i più influenti personaggi dell’intera storia medievale come l’imperatore Federico II, lo stupor mundi, che in città trascorse i suoi primi anni di vita prima di essere incoronato re di Sicilia. “In Fulgineo fulgere pueritia nostra cepit” scrisse nel 1240, ricordando sempre con tenerezza e nostalgia il suo soggiorno folignate. Furono anche gli anni in cui visse una delle prime mistiche italiane, beata Angela da Foligno, destinata ad avere un peso importante nella storia della Chiesa.
Con uno stile scorrevole, l’autrice fornisce un quadro eloquente del clima dell’epoca e della violenza, spesso associata a sfrenata sensualità che lo caratterizzava. E’ il caso dei cosiddetti “Fatti di Rasiglia”, passati anche alla storia come la “Fornicazione per bellezza” o come l’eccidio di Nocera.
Nel dicembre 1420 gran parte della famiglia Trinci, insieme ai Signori di Camerino, di Matelica, di Fabriano e ad altri nobili, avevano accettato l’invito del castellano Pietro di trascorrere le festività di fine anno a Nocera. Il 2 gennaio, dopo aver trascorso l’intera giornata intenti in una battuta di caccia, gli ospiti banchettarono lietamente; a notte fonda il castellano con alcune sue guardie fidate, uccise un servitore di Niccolò e irruppe nella stanza dove alloggiava il Signore di Foligno che, sorpreso nel sonno, si dice, con la moglie del castellano, fu barbaramente ucciso. Corrado Trinci si vendicò spregiudicatamente e disumanamente: gettò dalla rocca il castellano e suo fratello, uccise crudelmente tutta la famiglia di Pietro, il padre, i figli, i nipoti, dando i loro corpi in pasto ai cani. Fece prigioniero il podestà di Nocera, Manentesco Manenti da Trevi, amico di Pietro e tutta la sua famiglia, li condusse a Foligno e li fece giustiziare con il taglio della testa. Non ebbe pietà né delle donne, né dei fanciulli. Sterminò circa trecento persone legate al castellano Pietro e cinquantaquattro suoi parenti.