L’acqua è un elemento vitale per lo sviluppo del territorio, in grado di generare benessere ambientale, energetico ed economico e le straordinarie risorse idriche di Terni – il fiume Nera, la Cascata delle Marmore e il Lago di Piediluco – sono un bene da valorizzare attraverso una gestione equa e sostenibile.
Proprio perché costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, è legittimo chiedersi quali benefici concreti generino per la comunità locale che si trova di fronte ad un paradosso evidente: vivere in un territorio che da oltre un secolo genera ricchezza idrica e trovarsi oggi ad affrontare le problematiche dei rincari.
Non esiste alcun nesso logico, infatti, tra l’avere ampia disponibilità di una risorsa, che è un bene comune, e il venire penalizzati dall’aumento del suo valore di mercato. L’incremento del prezzo dell’energia elettrica non dovrebbe creare svantaggi alle comunità dei territori che la producono, per la stessa logica che non ammette che un rincaro del petrolio possa impoverire le popolazioni degli Emirati Arabi.
Bisogna però ammettere che ancora oggi sopravvivono prassi coloniali che permettono di rivendere a prezzi centuplicati le risorse e i beni comuni delle popolazioni del sud del mondo, dopo essere stati abilmente trasformati da altri.
Molte e acute intelligenze hanno lavorato all’ideazione e alla costruzione delle centrali idroelettriche per captare la potenza degli elementi naturali e favorire le nascenti industrie locali e una popolazione residente che non vorremmo dover riconoscere quali lavoratori e abitanti di una moderna colonia energetica.
È utile ricordare che il concetto di “beni comuni” si riferisce a quanto è nella disponibilità di tutti gli appartenenti a una collettività e non è assoggettabile alla facoltà esclusiva di nessuno. L’aria, l’acqua e il potere del sole sono tra i beni comuni più diffusi, tanto che sono da sempre determinanti nella scelta dei luoghi in cui far sorgere le varie forme di civiltà.
Oggi, le comunità locali di Terni e Narni, intese sia come cittadinanza residente che come civiltà industriale, quale vantaggio traggono dalla fortunata conformazione del territorio che le accoglie?
È doloroso dover ammettere che si fa fatica a dare risposta a tale domanda. Esse non ne traggono più vantaggio, anzi sono messe in difficoltà dall’aumento dei costi energetici.
Pur essendosi insediate in maniera lungimirante in un territorio la cui attuale ricchezza di fonti rinnovabili viene a dimostrare la correttezza della loro scelta, si trovano spiazzati da una normativa che non riserva vantaggi ma produce rifiuti e depauperamento ambientale. La perduta capacità competitiva industriale, un tempo garantita dalle caratteristiche del territorio, rende più difficile la sostenibilità degli investimenti necessari all’armonizzazione degli interessi cittadini con le necessarie tutele.
Non è più – e forse non è ancora – il tempo di giudicare le cause che hanno portato all’attuale stato delle cose: ciò che conta oggi è comprendere se gli attori attualmente in scena ritengano questa realtà giusta ed equilibrata.
Le domande che meritano almeno una risposta, sono numerose.
È importante capire se i canoni idrici siano economicamente adeguati a compensare il valore aggiunto che la produzione energetica garantisce al concessionario. Fondamentale è conoscere quale sia il pensiero degli enti locali e regionali sull’attuale sistema di ripartizione dei benefici economici derivanti.
Altrove, in Italia, sono state adottate scelte politiche eque e interessanti.
In Friuli Venezia Giulia è stato stabilito che almeno il 51% delle concessioni rimanga di proprietà pubblica, garantendo un cospicuo ritorno economico per i territori e le comunità locali.
La Regione Lombardia destina l’80% del valore dei canoni idroelettrici alle comunità locali, comunali e comprensoriali. Nella Valle del Sauro, in Basilicata, i proventi derivanti dall’estrazione del petrolio vengono reinvestiti a beneficio della comunità locale, generando opportunità e migliorando la qualità della vita dei residenti.
In Umbria fino a oggi è stato deciso che Terni e Narni debbano ricevere solo una piccola parte dei canoni, sotto forma di progetti e spettacoli culturali decisi altrove.
Potrebbe sembrare troppo poco per un territorio che tra i propri beni comuni ha la forza dirompente delle acque di una Cascata delle Marmore, aperta a orari contingentati, e un lago di Piediluco oggetto di svuotamenti non certamente salutari, determinando un oggettivo impoverimento anche del settore turistico e ambientale.
Dalle ore 17:30 del 22 aprile, Giornata Mondiale della Terra, il PalaSì! ospiterà l’incontro “Il potere delle acque”, al quale parteciperà il meglio della politica locale e regionale oltre a tutti coloro che con passione intendono esprimersi su questo argomento, vitale per l’intera cittadinanza.
Tutti sono invitati a partecipare attivamente.