Durante il primo lockdown lo smart working in Italia ha coinvolto oltre 6 milioni e mezzo di persone, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, con una crescita di oltre 10 volte rispetto ai 570mila del 2019. Lo smart working e le altre forme di lavoro agile non rappresentano soltanto una nuova tecnologia, ma un vero e proprio nuovo modello di lavoro.
“Anche l’Umbria – ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni – ha seguito il trend nazionale (dal 23,3% del periodo pre-covid, al 40,4% nel 2020) di sviluppo del lavoro agile, anche se in modo meno marcato, passando dal 24,8% al 36,6%.
Particolarmente interessante è poi il dettaglio dell’analisi della situazione umbra dove – diversamente dal dato nazionale che vede sempre e comunque un incremento in tutti i settori – si notano alcuni settori in controtendenza. E’ questo il caso dei “servizi culturali e sportivi” passati dal 43,7% pre-covid ad un più modesto 29,5%, degli “altri servizi alle imprese e persone” scesi da 53,2% al 35,4% , delle “industrie del legno e del mobile” sceso dal 17,2% al 6,6% o ancora delle “industrie alimentari e del tabacco” crollate dal 59,6% al 43,2%.
Queste consistenti flessioni si possono probabilmente spiegare con la temporanea chiusura dell’attività: pensiamo alle palestre, alle piscine, agli alberghi…
In ogni caso – ha evidenziato Mencaroni – i valori fortemente positivi di altri settori – in particolare i “servizi informatici e delle telecomunicazioni”, i “servizi finanziari e assicurativi”, il manifatturiero e le “public utilities” – spingono comunque la media umbra sopra il livello pre-covid sia nel caso dei servizi (con una crescita dal 27,2% al 39,7%), che dell’industria (dal 18,5% al 29,8%).”