Dopo l’intervento di ieri dell’ex vice presidente della giunta regionale, Enrico Vincenzo Malizia, sulla natura e le attività della Fondazione ex Carit, di cui, prossimamente verranno rinnovate la presidenza e la vice presidenza, interviene il senatore del Partito Democratico, Gianluca Rossi. “Le fondazioni – afferma il senatore Rossi – hanno ereditato le finalità filantropiche della Casse di Risparmio” e “se vogliono veramente uscire da un ruolo autoreferenziale devono manifestare quell’insieme di autonomia e responsabilità nel saper leggere ed interpretare le domande e i bisogni, soprattutto quelli nuovi, delle loro comunità di riferimento anticipando e coadiuvando l’intervento delle istituzioni pubbliche.”
Ecco il testo integrale dell’intervento del senatore Gianluca Rossi, capogruppo PD nella commissione finanze e tesoro.
” Le vicende che stanno animando il dibattito intorno al rinnovo dei vertici della fondazione ex Carit di Terni inducono ad alcune riflessioni sul rapporto tra finanza etica e sviluppo locale, che dovrebbe trovare più spazio sia nelle valutazioni alla base dei suddetti rinnovi sia nell’interesse che questi suscitano nel confronto pubblico. Tema utilmente discusso anche in un importante appuntamento del mese scorso promosso dall’Università di Torino.
Il patrimonio contabile delle fondazioni di origine bancaria, in base ai dati sui bilanci 2014, ammonta a 41,2 miliardi di euro e costituisce l’84,9% del totale pari a 48,6 miliardi. Tra i settori d’investimento (Fonte ACRI) c’è proprio il settore sviluppo locale, che ha ricevuto il 5% del totale.
Le fondazioni sono da sempre interpreti di una grande tradizione di finanza etica e sviluppo locale e in prospettiva la promozione di quest’ultimo, dovrebbe avvenire sempre in misura maggiore viste le crescenti difficoltà della finanza pubblica, gli effetti sul sistema delle imprese italiane della crisi economica e del credit crunch. Così come esse rappresentano, come ribadito dalla Corte Costituzionale, uno degli attori fondamentali della sussidiarietà orizzontale.
Le fondazioni, nel corso degli anni, hanno ereditato e sviluppato le finalità filantropiche delle Casse di risparmio coniugando finalità sociali e attenzione alla comunità locale, che non si deve però tradurre in una dispersione delle risorse in molteplici iniziative spesso parcellizzate e che non fanno tra loro sistema, ma al contrario in un importante sostegno a progettualità (culturali, di ricerca, imprenditoriali, sociali) integrate e strategiche sui grandi assi coerenti con il modello di sviluppo locale, che chiamano in causa sinergie, sempre più strette, con le istituzioni pubbliche (amministrazioni locali e università) e soggettivi privati in grado però di essere veri interpreti di una nuova fase di crescita.
Riprendendo alcune riflessioni del Prof. Pastori (università cattolica del sacro cuore) le fondazioni se vogliono veramente uscire da un ruolo autoreferenziale devono manifestare quell’insieme di autonomia e responsabilità nel saper leggere ed interpretare le domande e i bisogni, soprattutto quelli nuovi, delle loro comunità di riferimento anticipando e coadiuvando l’intervento delle istituzioni pubbliche.
A questo proposito, rispetto al tema della finanza etica e essendo tra i sostenitori e primo firmatario di un disegno di legge teso a riorganizzare l’attività bancaria, in particolar modo quella d’intermediazione creditizia tradizionale e quella di trading, trovo utili le riflessioni fatte dal Dr. Enrico Malizia pubblicate sul vostro giornale online, a proposito del peso rappresentato dagli investimenti in titoli di stato e non solo, nel bilancio complessivo della nostra fondazione, questione non di oggi, senza che questi abbiano avuto una ricaduta sul nostro territorio, anche in considerazione della natura pubblica del patrimonio delle fondazioni.
Per queste ragioni abbiamo bisogno di un cambio di passo, certamente anche attraverso una riforma del sistema delle fondazioni, ma soprattutto sapendo metterle in sinergia vera con il sistema di sviluppo locale, riappropriandosi delle vere finalità che sono alla base della nascita delle stesse, ma anche di un salto di qualità culturale ed innovativo che è richiesto a tutti gli attori in campo rompendo rendite di posizione che nulla hanno a che vedere con gli interessi delle comunità di riferimento. Di questo e non di altro la politica, ma non solo, si dovrebbe occupare.”