Inesperienza? Distrazione? Superficialità? Ignoranza? Arroganza? Qualunque sia la motivazione il cambiamento, al Comune di Terni, non pare al momento un grande “affare”, così come tanti elettori hanno sperato. “La sinistra è inconcludente proviamo a cambiare” hanno pensato molti di coloro che lo scorso giugno si sono recati alle urne e premiato massicciamente la Lega e – un po’ meno – i Cinquestelle.
D’altra parte chi può dar torto ai cittadini che si sono sentiti abbandonati da un Comune che non è stato in grado di dare risposte pronte e decise e che per di più – hanno considerato – è rimasto coinvolto in una brutta storia di cooperative, ed ha indebitato la città spendendo fino a portarla sull’orlo del fallimento. Non si sta tanto a sottilizzare quando si parla al bar o aspettando un autobus che non arriva. Che la faccenda delle cooperative sia ancora oggetto di valutazione da parte della magistratura, poco importa. E poco importa che i debiti fuori bilancio siano ormai fisiologici in ogni Comune italiano e da sempre. Nel caso di Terni, tanto per dire, se ne lamentò nel 1993 Gian Franco Ciaurro riferendosi a quelli di prima; la stessa cosa fece Paolo Raffaelli riferendosi a Ciaurro nel 1999.
I Comuni – si sa – col patto di stabilità hanno subìto una contrazione feroce delle entrate e quindi delle disponibilità economiche. Un po’ di ossigeno – d’altra parte certi servizi vanno erogati – lo trovano nei tributi locali e nelle contravvenzioni. Il cittadino che butta in un cassetto le cartelle esattoriali, che “dimentica” qua e là una contravvenzione contribuisce nel suo piccolo a rendere più difficile la situazione e in qualche modo dà una mano anche ai debiti, dentro e fuori bilancio. E comunque dimostra uno scarso senso civico. Che lo faccia uno che passa per strada è già un brutto segno, ma che lo facciano – come si dice – coloro che aspirano a ricoprire una carica pubblica lo è molto, ma molto di più.
Ora – pare ed è ancora tutto da accertare – che diversi di coloro che si sono presentati come paladini contro le ingiustizie, come nuovi Robin Hood, come persone efficienti, abbiano contenziosi aperti per tributi non pagati, per contravvenzioni ignorate, e in stretta sostanza per soldi non versati alle casse pubbliche. Certo, il dissesto non è imputabile a quei sette/otto consiglieri comunali neoeletti che si troverebbero in queste situazioni. Però qualche dubbio sul fatto che la strada nuova sia tanto differente da quella vecchia è legittimo.
Chissà che ne dicono quelli del bar: è ingenuità o distrazione?