Il professor Luca Diotallevi, presidente dell’Azione Cattolica di Terni ha tenuto un breve discorso sulla soglia della basilica di San Valentino prima che la teca con le reliquie del santo venisse riportata al suo posto.
Terni che città sei? si è domandato il professor Diotallevi. ” C’è Città perché gli uomini e le donne che la abitano condividono un amore. Non semplicemente un sentimento, ma qualcosa che tutti e tutte insieme amano. «Chi sei Terni?». «Terni, cosa ti tiene insieme?». Ternani e ternane quale amore condividete? L’amore per cose che danno morte? Oppure l’amore per cose che danno vita e libertà?”
DI LUCA DIOTALLEVI
… riaccompagnando le reliquie di san Valentino attraverso la città, necessariamente in pochi, una domanda si è fatta più forte del solito.
Davvero la nostra fede ha a che fare con qualcosa che si tocca?
Magari qualcuno, guardandoci, si sarà chiesto: cosa fanno quelli? A cosa stanno andando dietro?
Quest’anno non possiamo neppure nasconderci dietro quello spettacolo che rischia sempre di appagare un po’ troppo. E così la lama di quella domanda si è fatta più tagliente: «davvero la nostra fede ha a che fare con qualcosa che si tocca?»
Sì, la nostra fede ha a che fare con qualcosa che si tocca.
Lo sapeva bene la donna malata da tanti anni che nel vangelo di Marco fende la folla per toccare anche solo un lembo del vestito di Gesù. Lo tocca ed è guarita.
Proprio la storia di quella donna, però, insegna che la fede ha a che fare con qualcosa che si può toccare, ma anche con qualcosa che si deve ascoltare.
Infatti, dopo aver toccato colui che lei aveva anche ascoltato, la donna si fa avanti e dice tutta la verità. In quella scena di vangelo è lei che dice la verità (Mc 5, 33).
Lo sguardo d’amore e le parole di Gesù le consentono di dire la verità, tutta la verità su se stessa.
Aver accompagnato qui le reliquie di un santo, in un momento tanto difficile ed in una forma tanto insolita, ci mette di fronte ad una domanda su noi stessi, ci obbliga a dire tutta la verità su noi stessi.
«Io, chi sono?»
«Tu, Chiesa di Terni, chi sei? Quale è la tua verità “recondita”?» (Ap 1, 20).
E, nel giorno della festa del patrono di questa città:
«Tu Terni, chi sei?». Terni: «cosa ti tiene insieme?».
Noi ternani e ternane siamo oggetti finiti per caso dentro la stessa scatola?
Siamo patate rimaste per caso dentro lo stesso sacco?
O siamo ancora una città?
In questo giorno, dopo un anno così difficile, dopo tanti anni tanto difficili, non possiamo essere sordi ad una domanda di verità su noi stessi.
Siamo ancora Città? E che città siamo?
O Signore, aiutaci a comprendere questa domanda!
Dacci luce e forza per rispondere a questa domanda!
Aiuta noi credenti a non dimenticare che Gesù si incontra in mezzo alla folla, che Gesù si incontra in città.
Aiutaci a ricordare che quella del Vangelo non è fede privata.
Meditare sul ministero del vescovo Valentino, che curava l’amore di un uomo e di una donna sin dal suo primo nascere, richiama alla mente alcune parole di sant’Agostino:
la verità ultima di una città sta nell’amore che la tiene insieme.
C’è Città perché gli uomini e le donne che la abitano condividono un amore. Non semplicemente un sentimento, ma qualcosa che tutti e tutte insieme amano.
«Chi sei Terni?». «Terni, cosa ti tiene insieme?».
Ternani e ternane quale amore condividete?
L’amore per cose che danno morte? Oppure l’amore per cose che danno vita e libertà?
Certamente potremmo ricordare la risposta che diede san Valentino.
Potremmo ricordare la risposta che dà il magistero della Chiesa.
Potremmo ricordare la risposta che Giovanni Paolo II diede durante la sua visita a Terni ed alle sue acciaierie 40 anni fa, e presto lo faremo.
Non possiamo però far finta che non si tratti di una risposta già nota.
E allora, se una risposta già ben nota fa fatica ad essere accolta, è il caso di ricominciare dalla domanda. Perché solo le domande creano lo spazio da cui nascono le risposte: nei cuori, nelle conversazioni, nelle istituzioni.
«Terni, chi sei?».
«Terni, quale amore, l’amore per cosa ti tiene insieme?»
O Signore,
per intercessione di Valentino, tuo santo e già nostro vescovo,
dacci la forza di ascoltare questa domanda.
Dacci la forza e la luce per corrispondere a questa domanda.