E’ stato praticamente rimosso dalla conoscenza dei narnesi: la presenza di prigionieri austriaci durante la grande Guerra che vennero posizionati a Narni ed obbligati a lavori “socialmente utili”, come la manutenzione delle strade. Però c’è un’opera che è rimasta sino ad ora, frutto del lavoro coercitivo da parte dei soldati in cattività: l’uliveto al di sotto della chiesa di sant’Agostino, che degrada sino alla Strada Provinciale, costruito su territorio del comune, rimasto “operativo” sino ad ora, dopo oltre cento anni. La cosa un po’ strana è che nessuno ha mai ricordato questa presenza che si trova solo negli Atti dello Stato Maggiore dell’Esercito. I soldati prigionieri erano stati inviati in tutt’Italia dopo la loro cattura, seguendo un procedimento standard: interrogatori da parte dei Servizi Segreti, un primo accantonamento nei pressi del fronte e poi, via lungo la Penisola, isole comprese. In Umbria furono costruiti campi a Perugia, Orvieto, Nocera Umbra, Spoleto, Amelia, Acquasparta, Fossato di Vico, Ospedalicchio, Assisi e, ovviamente, Narni.
Sembra che non fossero più di quattrocento ed ebbero ricetto in un primo momento in una tendopoli davanti alla Rocca, per poi essere alloggiati, sempre in tenda, nei terreni che poi divennero la sede della Spea. Questo per i sottufficiali e soldati di truppa. Per gli ufficiali, che potevano avere anche un attendente, c’era un trattamento più dolce e per i primi tempi vennero anche ospitati in albergo per poi trovare asilo in private abitazioni del Centro Storico messegli a disposizione dal Comune di Narni.
Non si è saputo di condizioni molto dure in questi campi di concentramento, in Austria li chiamavano “lager”, e facevano già fama al nome, certo che dovevano lavorare come tutta la truppa; non c’è stata nemmeno una fraternizzazione dal momento che venivano guardati con sospetto dalla popolazione. E dal momento che la maggior parte di loro sapeva fare il contadino, ecco che venne trovata l’occasione di adoperarli proprio in agricoltura. La piantagione di ulivi, tutti perfettamente allineati, era una cosa che forse non serviva ma era un lavoro socialmente utile di sostegno alla scarpata. E per quello fu realizzata. Alcuni degli alberi nel tempo sono stati anche cambiati, soprattutto dopo le gelate del 1956 ma l’impianto è rimasto quello dei soldati dell’Impero Asburgico che rimasero a Narni fino al 1919.