Lunetta Savino, tra i volti più amati e conosciuti dal grande pubblico per la sua capacità di interpretare donne decise e forti sia al cinema che in tv, torna a teatro con un altro importante ruolo: Anna, la protagonista de “La Madre”, l’opera di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo francese, Premio Oscar nel 2021.
In scena martedì 26 marzo alle ore 21 al teatro Giuseppe Manini di Narni – ultimo appuntamento della stagione 23/24 – e al teatro Morlacchi di Perugia mercoledì 27 marzo alle ore 20.45 e giovedì 28 marzo alle ore 19.30.
Con Lunetta Savino e con Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino; la regia è di Marcello Cotugno e la produzione è della Compagnia Molière diretta da Emilio Solfrizzi, in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Accademia Perduta Romagna Teatri.
“Ne La Madre Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre – spiega il regista nelle sue note – La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Il tono da black comedy iniziale lascia scappare più di un sorriso, per le situazioni descritte e il meccanismo delle ripetizioni che Zeller instaura nel testo, si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile. Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Anna, la madre, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi. Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche.
Nella società liquida e levigata di Zygmunt Bauman e Byung-Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco”.