Un sondaggio presentato al “Manifesto di Orvieto” dove si sono riunite , sabato e domenica, 38 associazioni che appartengono all’area della “destra diffusa” come la definisce Gianni Alemanno, leader di questa area politica, attribuisce alla discesa in campo di Alemanno stesso con un proprio soggetto politico fino a un potenziale 10% dei voti. Il sondaggio di Antonio Noto rappresenta un’Italia divisa in due su tutto a cominciare proprio dalla nascita di un nuovo partito che sarebbe gradito, comunque, al 51% degli interpellati. Diviso in due sull’invio delle armi all’Ucraina: 46% contrari e 42% favorevoli. Diviso in due sul seguire la politica degli Usa sulla guerra Russia-Ucraina: 51% contrari, 42% favorevoli.
Grande maggioranza, invece, sul fatto che il governo dovrebbe impegnarsi di più per ridistribuire la ricchezza nel paese e promuovere lo sviluppo economico: 79% i favorevoli. E, a proposito del governo, i soddisfatti sono soltanto il 43%, con un picco per la Meloni al 46%.
Alemanno prende così le distanze dal governo in carica che si muove, secondo il suo giudizio, sulla scia del governo Draghi contro il quale era stato l’unico partito all’opposizione. E critica la Meloni sul Reddito di Cittadinanza, sul salario minimo, sulla autonomia differenziata, sulla posizione dell’Italia nella guerra fra Russia-Ucraina, sull’appiattimento italiano (e della comunità europea) sulla posizione del presidente degli Usa Biden e sull’abbandono della via della seta.
“Il sondaggio che Antonio Noto ha presentato ad Orvieto prima della mia relazione conclusiva, dimostra che in Italia esiste uno spazio elettorale per una nuova formazione politica che interpreti una credibile speranza di cambiamento. L’ho detto chiaramente nella mia relazione conclusiva: c’è un’onda di cambiamento che da almeno venti anni attraversa i partiti, da Berlusconi a Renzi, da Grillo a Salvini e che oggi è arrivata a Giorgia Meloni. Gli elettori chiedono una profonda trasformazione della situazione sociale ed economica del nostro Paese, che sta peggiorando di anno in anno”.
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e portavoce del comitato ‘Fermare la Guerra’, ha commentato così i dati del sondaggio a conclusione del ‘Forum dell’Indipendenza Italiana’ su iniziativa di 38 sigle delle destra sociale e dei mondi del dissenso.
“Votano la proposta innovativa che sembra più credibile, poi non vedono nessuna sostanziale novità, rimangono delusi e vanno oltre – aggiunge Alemanno. Anche Giorgia Meloni corre questo rischio se proseguirà nelle sue politiche in continuità con quelle di Mario Draghi, dopo che è stata votata proprio perché era l’unica opposizione a quel governo. Noi rivolgiamo un appello alla premier perché attui una profonda revisione della sua linea politica, prima che tutto ciò accada. Deve portare l’Italia fuori dal conflitto in Ucraina, deve differenziare le sue posizioni da quelle del presidente Biden e della Commissione europea non sprecando le opportunità offerte dalla nuova Via della Seta, deve aprire al salario minimo e trovare un’alternativa credibile al reddito di cittadinanza, deve archiviare la confusa proposta di autonomia differenziata che rischia di spaccare definitivamente il paese”.
“Ma se tutto questo non accadrà, in autunno siamo pronti ad occupare quello spazio potenziale del 10% che il sondaggio di Noto ci attribuisce. Oggi abbiamo lanciato il ‘Manifesto di Orvieto’ su cui raccoglieremo le adesioni e cercheremo di attivare un confronto costruttivo con la politica ufficiale. Ma non ci fermeremo se non troveremo risposte adeguate e concrete”.
“C’è chi sale e c’è chi scende quando vedi che il carro del vincitore non va nella direzione giusta. Possiamo dire – ha detto ancora l’ex sindaco di Roma – che siamo scesi dal carro dei vincitori”.