“Quando Mario chiama come fai a non rispondere?”. Così Cesare Damiano aprì il suo breve intervento all’Hotel Valentino. Era la fine dell’ottobre scorso: si riferiva a Mario Andrea Bartolini. All’età veneranda di 88 anni, l’antico militante della sinistra ternana e umbra non si rassegnava a lasciar scomparire quella parte politica, a veder cancellate quelle idee cui aveva dedicato tutta la vita fin da quando ebbe l’età della ragione. Gli faceva male vederla così in difficoltà, così malvista, così maltrattata dagli elettori pochi mesi prima e – soprattutto – dai suoi esponenti che non avevano saputo capire né andare incontro alle esigenze della gente.
Così, Mario scrisse una lettera aperta alle donne e agli uomini della sinistra: Che vogliamo fare per ritrovare una Sinistra? Vogliamo provare a guardarci dritti negli occhi? A mettere da parte divisioni e rancori? Un piccolo “manifesto” politico che si concludeva con un invito formale. “Dopo le elezioni politiche di marzo si è insediato un governo pentaleghista che si sta caratterizzando per un chiaro profilo populista e reazionario – scriveva Bartolini nell’annunciare un’iniziativa di incontro tra persone di buona volontà per il pomeriggio di lunedì 29 ottobre – Un fenomeno che non interessa solo il nostro Paese, ma che investe Paesi molto diversi fra loro per collocazione geografica, storia, economia, società, sistemi di governo: dagli Stati Uniti d’America alla Turchia, dall’Ungheria alle Filippine”. E’ un processo, ricordava Bartolini, “che può mettere a rischio le stesse Istituzioni Democratiche, figlio della globalizzazione, delle frantumazione delle identità collettive, e di tutto quel che è stato detto di recente da studiosi e scienziati politici”.
Antico militante della sinistra cui arrivò dopo l’esperienza delle lotte bracciantili e mezzadrili degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando anche chi lavorava in agricoltura chiedeva dignità per sé e il proprio lavoro. E’ stato più volte parlamentare, Bartolini, ed ha ricoperto una serie di altri incarichi politici ed amministrativi nella sinistra umbra, ternana e orvietana. D’altra parte nell’orvietano, a Porano, era nato nel novembre 1930. Dalle lotte dei braccianti al sindacato fino ad arrivare ai vertici umbri della Cgil. Quindi parlamentare per tre legislature fino all’83, quando andò in Provincia come assessore. Dopo anni passati nel Pci, dopo la svolta della “Bolognina” aderì a Rifondazione Comunista poi al Partito Comunista d’Italia, sempre coerente con una scelta politica cui resto fedele negli impegni assunti successivamente agli incarichi amministrativi e parlamentari: presidente dell’Aci e .- soprattutto – propugnatore, sostenitore e persino animatore dei centri sociali per anziani. Quei centri Mario li visse come fossero anch’essi la sua, famiglia fino a festeggiare proprio lì le nozze d’oro.
“La delusione ci ha allontanato dalla politica, ha frustrato speranze, reciso obbiettivi, ma l’opportunità che viene da questo governo arrogante, presuntuoso, violento deve essere canalizzata in un progetto democratico e progressista del tutto nuovo”, scriveva poco più di tre mesi fa. E’ un’eredità che Mario Andrea Bartolini, scomparso venerdì 25 gennaio lascia ai giovani militanti. Che ne facciano buon uso.