L’assessore regionale ai Lavori Pubblici Enrico Melasecche interviene sui progetti per i nuovi stadi di calcio di Perugia e Terni auspicandone la realizzazione.
Per quanto riguarda Terni fa riferimento anche al progetto della clinica privata (legata allo costruzione dello stadio) avanzato dal Presidente della Ternana Stefano Bandecchi.
Ribadisce la necessità di affrontare il problema del nuovo ospedale di Terni nonché porre termine al “calvario” per la costruzione di quello Narni-Amelia.
DI ENRICO MELASECCHE
Torna a far parlare di sé il progetto di un project financing che consenta al capoluogo di regione di dotarsi di un nuovo Renato Curi, all’altezza delle aspirazioni della città. Ho sempre auspicato che tale ipotesi possa trovare imprenditori disponibili ed un pubblica amministrazione attenta, se non attiva, per fare in modo che questo passo in avanti possa essere compiuto in modo intelligente. Ci sono tutte le condizioni. A Terni, da Assessore all’Urbanistica e ai LLPP, ho condotto a buon fine la riqualificazione dell’ampia area centrale dell’ex foto boario, ridotta fino a due anni fa ad una favela, grazie alla realizzazione del PalaTerni, il nuovissimo palazzetto dello sport in fase conclusiva di cantiere che, per un comune in dissesto finanziario dichiarato, mai e poi mai sarebbe stata possibile ottenere con metodologie tradizionali nel prossimo mezzo secolo. E’ per questa ragione che ho pubblicamente sostenuto il progetto della Ternana Calcio per costruire il nuovo Stadio Liberati con clinica relativa ed ho dichiarato la massima disponibilità nel dare una mano che anche Perugia muovesse i primi passi verso un analogo obiettivo. D’altronde, va riconosciuto, mentre il mondo dei tifosi ternani questa apertura c’è sempre stata, non altrettanta signorilità hanno dimostrato quel manipolo di tifosi biancorossi, quattro gatti, che hanno manifestato con uno striscione sotto Palazzo Cesaroni la loro contrarietà a che Terni potesse avere uno stadio modernissimo come la città è giusto che ambisca ad avere. Sulla stessa scia ho sostenuto, in giunta ma anche in ogni altra situazione, l’assoluta necessità di affrontare, finalmente in modo serio e determinato la realizzazione del nuovo ospedale di Terni, modulando correttamente quanto opportunamente la proposta del project financing presentata da un gruppo con a capo la SALC di Simon Pietro Salini, come quello di procedere più velocemente possibile per concludere il calvario dell’ospedale di Narni-Amelia, il cui progetto di fattibilità tecnico economica dichiarava l’allora assessore alla Sanità Maurizio Rosi era già pronto. Quando? Nel 2006, cioè 16 anni fa. Non credo sia il caso di aggiungere altro. Pertanto ben venga il Grande Curi come ben venga il nuovo Libero Liberati. Oltretutto sarebbe per Terni e per l’Umbria uno stadio simbolo, non solo per la bellezza delle sue linee ma per la sintesi assoluta che rappresenterebbe fra la Città dello Sport e la Città dell’Acciaio, titoli di cui Terni si fregia quanto mai giustamente. Si tratta infatti di un progetto all’avanguardia, un’idea fortemente innovativa sia dal punto di vista architettonico e costruttivo, utilizzando in pieno l’inox prodotto nella acciaierie, oltre che da quello metodologico. Risponde a due esigenze, quella che impone la sostituzione del vecchio Liberati, in calcestruzzo ormai cadente, dai costi di manutenzione assurdi che il Comune non è in grado di sopportare e quella di dotare la seconda provincia dell’Umbria di una clinica all’avanguardia tale da riequilibrare l’assenza assoluta, avvenuta fin qui per ragioni ideologiche. Ragioni che, come possiamo constatare, tornano ogni tanto a riaffiorare unitamente ad interessi economici e politici contrari affinché ci sia un riequilibrio fra le strutture sanitarie private che, lo ricordo, nel 2021 hanno visto la Regione erogare alle cinque cliniche private insediate da sempre nel centro nord dell’Umbria ben 34 milioni di euro. Spetterebbe un 25% circa di quella somma anche di quei circa 225 mila umbri che abitano più a sud e che potrebbero rivendicare circa 8,5 milioni per servizi molto più prossimi degli attuali. Con quali argomentazioni potrebbe qualcuno opporsi a tale proposta?
La strategia nella programmazione regionale in corso non può ragionevolmente non prevedere un riequilibrio perché c’è una parte di Umbria che ha avuto molto in termini di strutture ospedaliere pubbliche ed una parte vergognosamente penalizzata, questa stessa parte inspiegabilmente anche azzerata dal punto di vista delle strutture convenzionate private.
Quale migliore occasione la proposta del Presidente della Ternana e del suo staff, quasi totalmente ternano, di coniugare la legge sugli stadi con la sostanza della normativa in materia di accreditamento e convenzionamento sanitario? L’interesse pubblico lo comprende anche un bambino, il buon senso è palpabile, nessun rischio per la parte pubblica che accrediterà la clinica, a rischio interamente del proponente, solo quando la stessa sarà realizzata, magari con standard qualitativi da non temere concorrenti, e poi convenzionerà la stessa, sempre a rischio del proponente, solo quando lo stesso dimostrerà capacità operative e standard elevatissimi in base alle esigenze della sanità regionale e della ricerca internazionale. Oggi solo e soltanto la disponibilità futura a programmare uno spicchio di cielo anche per la Provincia di Terni. E’ questa una eresia? A me non sembra. Qualsiasi critica che si volesse avanzare sarebbe motivata solo da ragioni ottusamente ideologiche di stampo marxista o da provincialismi suicidi, visto che gli stessi movimenti non hanno mosso le stesse obiezioni quando altrove venivano realizzate ma soprattutto prorogate ad libitum, le cinque cliniche esistenti. Ostacoli potrebbero inoltre sorgere a causa di possibili lobby che avrebbero interessi contrari ma non credo proprio possano prevalere oggi sulla trasparenza, sulla limpidezza di un progetto che, al di là della vulcanicità dello stesso Bandecchi, suonerebbe come una violenza in danno di un territorio che merita rispetto. Credo opportuno quindi un confronto ed urgente, alla luce del sole, di tutti gli attori di questa vicenda perché i misteri nebulosi e le procedure seguite nei decenni passati da una sinistra molto concretista non possono non lasciare il passo a logiche aperte, di buon senso, proprie di una cultura di un centro destra moderno che ha vinto le elezioni a Terni, in Umbria e si accinge a governare il Paese. Tutti hanno diritto di cittadinanza in questa Umbria alla quale stiamo dando nuove speranze e nuove occasioni importanti di sviluppo. Ogni territorio ha il diritto di crescere armonicamente con gli altri e solo in questo modo, stemperando i campanilismi un po’ démodé, dare ognuno il proprio contributo positivo di crescita. Lo dico da umbro convinto e credo di dimostrarlo ogni giorno sul campo con la passione e risultati significativi.