Sulle recenti esternazioni del sindaco di Terni Stefano Bandecchi sui consiglieri comunali interviene Michele Martini del direttivo di Terni Valley. Martini riflette sul fatto che il gettone di presenza di un consigliere comunale “non è certo da nababbo”, non congruo “con l’impegno richiesto”, dunque una situazione non proprio “allettante” che rischia di “lasciare fuori dall’amministrazione pubblica, i più giovani, i più professionali, i più liberi.”
DI MICHELE MARTINI
Fanno (davvero ancora?) scalpore le ultime dichiarazioni del sindaco di Terni. “Disoccupati in cerca di stipendio” – dice rivolgendosi ai consiglieri comunali; “l’unico sano è il sindaco” (cioè lui) – prosegue con una nota d’umiltà e castità squisitamente francescane.
Lasciamo ai diretti interessati l’inevitabile turbinio di polemiche, auspicandoci che sarà produttivo, e ne approfittiamo per riflettere su una serie di questioni associate e, se vogliamo, di maggiore respiro: l’accessibilità al ruolo di amministratore locale, la compatibilità dello stesso con la vita professionale di un individuo, e l’adeguatezza della remunerazione che ne consegue. Le indennità di un consigliere comunale a Terni non sono di certo quelle di un nababbo, si aggirano in media intorno alle 300-500€ al mese e probabilmente sono solo utili ad arrotondare i compensi di una prima attività lavorativa molto spesso indispensabile ad arrivare a fine mese. Questo indubbiamente cozza con l’impegno richiesto ad un consigliere comunale, e la relativa esposizione pubblica e mediatica a cui si può essere sottoposti. Ci domandiamo, allora: quanto è facile conciliare una vita professionale con quella di amministratore locale?
Quanto è allettante per un professionista congelare il proprio lavoro per assumere un ruolo di responsabilità come quello di consigliere comunale, nonostante sia poco remunerato? Ed infine: quanto è libero, nel pensiero e nell’azione, un consigliere che deve necessariamente sbarcare il lunario con altre attività (che a volte sono legate a doppio filo con la politica)? Se desideriamo una classe politica libera, giovane ed autonoma, dovremmo forse cercare una risposta (non facile) a queste domande. Per evitare di lasciare fuori dall’amministrazione pubblica le persone più giovani, più professionali e, soprattutto, più libere.