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Dopo l’apertura della Porta Santa nel Duomo e quella nella cappella della carcere di vocabolo Sabbione, oggi pomeriggio il vescovo, Mons. Giuseppe Piemontese, ha aperto la terza Porta Santa della diocesi, quella nella cappella dell’ospedale di Terni.
Una folla di medici, di operatori sanitari e di malati si è radunata nell’atrio al terzo piano dell’ospedale, quindi, ha dato vita a un breve pellegrinaggio fino al sesto piano dove si trova la chiesa. Qui, Mons. Piemontese ha aperto la Porta Santa. Presenti autorità civili, fra gli altri, il prefetto di Terni, Angela Pagliuca, il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, i vertici dell’azienda ospedaliera e autorità militari.
Mons. Piemontese ha definito l’ospedale “un luogo di sofferenza ma anche di umanità e di speranza”. “Siamo qui anche per imparare ad essere chiesa – ha aggiunto il vescovo – Papa Francesco paragona la chiesa a un ospedale da campo; questo è semplicemente un ospedale a presidio della malattia e della sofferenza ordinaria, la chiesa vuole affiancarsi a questa struttura e a tutti i sanitari per completare l’opera che voi compite nella cura delle malattie del corpo , per donare speranza e riprendere la vita quotidiana”.
“Coraggio fratelli – ha esortato Mons.Piemontese – non lasciamoci schiacciare dal male che ci opprime, che questo luogo sia un tempio di scienza e di preghiera; è tanto importante curare la malattia – ha scandito il vescovo, citando Papa Francesco – ma soprattutto lo è prendersi cura del malato; sono due cose diverse e tutte e due importanti; può succedere che mentre si medicano le ferite del corpo si aggravino le ferite dell’anima, che sono più lente e spesso difficili da sanare; tanta gente, tanti malati hanno bisogno che si dicano loro parole, che si diano carezze, che diano loro forza per portare avanti la malattia e andare incontro al Signore”.
“Sono tanto grato a voi e a quanti servono gli ammalati con competenza, amore e fede viva. Chiediamo la grazia di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone inferme e in coloro che soffrono – ha concluso Mons. Piemontese – e donare quell’amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti gliela chiedono con fiducia”.